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PMI, risorsa ad alto potenziale...a rischio

Le micro, piccole e medie imprese italiane rappresentano un'opportunità per il paese, che rischia però di svanire. Il punto di vista del consorzio C.A.R.P.I.

2 aprile 2025 17:00

consorzio CARPISecondo gli ultimi dati diffusi dall’Istat, al 2024 il numero totale di aziende attive in Italia era pari a circa 5.083.500, tra grandi, medie e piccole, anche se le PMI erano la stragrande maggioranza, circa 4,9 milioni.

Va detto che la maggior parte di queste PMI è costituita da microimprese, aziende con meno di 10 addetti, tra cui professionisti, ditte individuali o aziende a conduzione familiare.
Di contro, le imprese considerate piccole e medie in Italia, che hanno tra 10 e 249 dipendenti, sono significativamente meno numerose rispetto al totale delle PMI, intorno alle 221.000 unità secondo gli ultimi dati disponibili.

Il rapporto “A microscope on small businesses”, pubblicato a maggio 2024 dal McKinsey Global Institute, ribadisce che il potenziale delle PMI rimane in parte inespresso.

Il report prende in esame le micro, piccole e medie imprese (PMI) che operano in diversi settori - dal manifatturiero alle costruzioni, dal commercio all’Ict - in 16 Paesi del mondo: dieci di questi appartengono a economie che vengono definite avanzate: oltre all’Italia, Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Giappone, Spagna, Australia, Polonia, Portogallo e Israele; sei paesi, invece, sono inseriti tra le economie emergenti (Brasile, Messico, Indonesia, India, Nigeria, Kenya). Nel complesso, le PMI generano circa il 50% del PIL nei Paesi analizzati e contribuiscono per il 40% all’occupazione.

In Italia la situazione è diversa: le piccole e medie imprese contribuiscono per il 63% al valore aggiunto complessivo e per il 76% all’occupazione, valori che risultano superiori a quelli medi delle economie avanzate esaminate, rispettivamente 54% (contributo al PIL) e 66% (occupazione).

Il potenziale disperso è alto: da una simulazione di McKinsey emerge che, se si portasse la produttività delle PMI italiane allo stesso livello di quella dei “campioni” di produttività nei diversi settori tra i Paesi analizzati dal report, il PIL crescerebbe del +6,4%, una percentuale di crescita che porrebbe l’Italia al secondo posto tra le economie avanzate dietro al Giappone, quasi a pari merito con la Polonia.
Questo dato fa spiccare il nostro Paese rispetto alla media che è del +5% per le economie avanzate e del +10% per quelle emergenti.

Cambiamo prospettiva. Preoccupazione, mista a pessimismo, anche quando i conti vanno bene: è questa l’opinione generale delle piccole imprese italiane che si percepisce all’interno dell’indagine “Le aspettative delle imprese per il 2025”, condotta dall’Area studi e ricerche della CNA. Il 53,1% delle imprese artigiane, micro e piccole coinvolte nell’indagine trova difficoltà a formulare una previsione sull’andamento futuro dell’economia italiana a causa del moltiplicarsi delle variabili, soprattutto geopolitiche e geoeconomiche che, peraltro, stanno costringendo da tempo anche istituzioni autorevoli come la Banca d’Italia a rivedere frequentemente le previsioni sull’andamento dell’economia.

Il pessimismo è ancora più diffuso quando dall’andamento economico complessivo si concentra la visione sulla propria impresa. Su questo fronte cresce infatti non solo la quota di incerti sul proprio futuro - il 54,5% degli intervistati -, ma anche di quanti prevedono dodici mesi insoddisfacenti per le imprese (30,2%) rispetto a un risicato 15,3% di fiduciosi.

carpi logoIl dato complessivamente negativo nasce da una convergenza di elementi, dal fatturato alla quota di esportazioni, dall’occupazione agli investimenti, e le previsioni hanno tutte un segno meno davanti.

Per Luciano Pazzoni, Presidente del C.A.R.P.I. Consorzio Autonomo Riciclo Plastica Italia, la sensazione è complessivamente preoccupante, e potrebbe addirittura peggiorare qualora perdurasse l’instabilità politica a livello internazionale.
Considerando il fatto che ci sono altri fattori di rischio che incombono sulla filiera, come ad esempio: i costi energetici, del lavoro, delle materie prime, la mancanza di politiche pubbliche a sostegno dell’economia e la difficoltà a reperire manodopera qualificata, vi è il rischio di esacerbare tutte le polemiche su queste tematiche in maniera irrimediabile.

Con il contributo di:
Consorzio C.A.R.P.I.
Tel +39 041 449055
www.consorziocarpi.com

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