PlasticsEurope, EuPC e, in Italia, CNA Produzione ribadiscono la loro conrtarietà alla proposta votata dal Parlamento Europeo.
17 aprile 2014 09:30
Dopo aver riportato ieri contenuti e posizioni a favore della proposta Auken passata in prima lettura al Parlamento Europeo (leggi articolo), che modifica la direttiva imballaggi con l’obiettivo di ridurre i consumi di sacchetti leggeri in plastica nella UE, oggi riassumiamo le critiche al provvedimento mosse da PlasticsEurope (produttori di materie plastiche), EuPC (trasformatori) e - in Italia - da CNA Produzione.
I produttori europei di materie plastiche, rappresentati da PlasticsEurope, avevano espresso la loro posizione poche ore prima del voto di Strasburgo (articolo qui), evidenziando come la deroga all’art.18 della direttiva imballaggi - che tutela la libera circolazione degli imballaggi nei paesi membri - avrebbe potuto minare uno dei pilastri della UE, il mercato unico. Oggi, dopo il voto favorevole alla relazione Auken, parlano di “cronaca di una morte annunciata”.
“Il bando ai sacchetti di plastica non è la soluzione per affrontare il problema dello smaltimento irresponsabile - ribadisce il direttore di PlasticsEurope Karl - H Foerster -. Il piano votato dal Parlamento porta ad una situazione in cui alcuni paesi vieteranno i sacchetti di plastica, mentre altri li consentiranno. Questo ‘patchwork’ di regole va contro i principi della legislazione vigente ed è dannosa per la libera circolazione delle merci in Europa". "E' l’inizio della fine di una storia di successo?”, si chiede il direttore di PlasticsEurope riferendosi al mercato unico.
“Per proteggere efficacemente l’ambiente - suggerisce Foerster - sarebbe stato meglio concentrarsi sull’attuazione della legislazione esistente, in particolare in quei paesi che non effetuano una corretta gestione dei rifiuti“.
Anche la federazione europea dei trasformatori di materie plastiche, EuPC, mantiene un atteggiamento critico - se non addirittura ostile - verso la proposta della Commissione Europea approvata con modifiche dal Parlamento. Anche in questo caso non viene messo in discussione l’obiettivo finale, la riduzione dei sacchetti usa-e-getta in plastica, ma la possibilità di vietarne la messa in commercio in deroga dell’art.18 della direttiva imballaggi; deroga che l’associazione ritiene sia stata introdotta per sanare la situazione italiana e che non porterà benefici all’ambiente, mentre colpirà gli investimenti nell’industria europea.
Non piacciono ad EuPC neanche le agevolazioni previste per i sacchetti biodegradabili e compostabili, ritenuti a torto (secondo l’associazione) di essere meno dannosi per l’ambiente rispetto ai sacchetti tradizionali. Affermazione che secondo EuPC è falsa e non corroborata da evidenze scientifiche. A questo proposito, i trasformatori europei chiedono una revisione della norma EN 13432 (che fissa i criteri per la compostabilità dei packaging) per chiarire le ambiguità oggi presenti nella distinzione tra materiali biodegradabili e compostabili.
Infine, EuPC sottolinea alcuni aspetti emersi nel corso del dibattito, menzionati dal Commissario all’Ambiente Poto?nik: l’impatto negativo dei materiali biodegradabili nel riciclo dei rifiuti in plastica, la competizione dei materiali biobased con le colture alimentari e i reali benefici delle bioplastiche nel contrastare l’inquinamento dell’ambiente e dei mari (littering), dato che la biodegrazione richiede comunque tempo.
EuPC auspica inoltre che il nuovo Parlamento Europeo, che entrerà in carica nei prossimi mesi, insieme alla Commissione Europea possano ribaltare le conclusioni approvate ieri a Strasburgo.
In Italia, le critiche più forti al provvedimento giungono da CNA Produzione, che ribadisce la posizione già espressa in passato: “La proposta potrà dirsi definitiva e in vigore solo dopo l’accordo nel Consiglio Europeo, ma non determinerebbe alcuna legittimazione automatica dell’attuale normativa italiana in materia, in quanto richiederà comunque un adeguamento delle specifiche norme nazionali al nuovo dispositivo”. Inoltre, afferma l’associazione delle imprese artigiane, il punto cruciale è un altro: la deroga all’art. 18 stabilisce un precedente “inaccettabile e pericoloso che mette in discussione i principi comunitari in materia di libera circolazione delle merci. Ancor più grave questa scelta quando, come vorrebbe imporre l’attuale ordinamento italiano, il divieto si applica a tutti i materiali plastici tranne uno”.
“Se si vorrà persistere in questa ingiustificabile forzatura - conclude CNA - è bene sapere fin da ora che si aprirà una fase di contenzioso molto duro sul piano giuridico, sia a livello nazionale che comunitario”.
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