Studio Conai stima in 90mila i nuovi posti di lavoro che potrebbero nascere entro il 2020.
10 novembre 2014 06:38
Conai ha presentato agli Stati Generali della Green Economy di Rimini lo studio “Ricadute occupazionali ed economiche nello sviluppo della filiera del riciclo dei rifiuti urbani”, secondo cui, entro il 2020, il settore del recupero e rigenerazione dei rifiuti potrebbe creare 90mila nuovi posti di lavoro in Italia. Un risultato raggiungibile centrando gli obiettivi comunitari, che fissano al 50% il riciclo dei rifiuti urbani.
La ricerca, realizzata in collaborazione con Althesys, fotografa lo stato attuale della gestione dei rifiuti in Italia, dove circa un terzo di quelli urbani è avviato a riciclo e il ricorso alla discarica supera di poco il 40%, Non senza significative differenze geografiche: al Nord viene infatti conferito in discarica solo il 22% dei rifiuti a fronte del 60% delle Regioni del Sud.
Lo studio ha considerato due possibili scenari futuri. Il primo, definito teorico, prevede il raggiungimento del 50% del riciclo dei rifiuti urbani nelle tre macro aree Nord, Centro e Sud ed il conseguente sostanziale superamento del ricorso alla discarica.
Il secondo scenario, definito prudente, tiene conto delle differenze ed ipotizza il raggiungimento di un tasso medio nazionale di riciclo dei rifiuti urbani al 50%, con punte minime al 40% e punte massime al 61%. In questo secondo scenario, il conferimento in discarica si ridurrebbe di 4 milioni di tonnellate e gli addetti aggiuntivi (occupazione diretta e indiretta) della filiera del riciclo (raccolta differenziata, trasporto, selezione e riciclo al netto dell’occupazione persa in altri settori, come per esempio le discariche) sarebbero circa 76.400, cui si andrebbero ad aggiungere ulteriori 12.600 posti creati dalla nuova necessaria infrastruttura impiantistica, per un totale di 89.000 nuovi posti di lavoro.
Il volume d’affari incrementale della filiera, restando nello scenario prudente, è valutato in circa 6,2 miliardi, gli investimenti in infrastrutture in 1,7 miliardi, mentre il valore aggiunto generato da tali attività potrebbe toccare 2,3 miliardi di euro.
“La normativa europea sui rifiuti ha fissato obiettivi più ambiziosi rispetto al passato che, a nostro avviso, solo attraverso lo sviluppo della green economy potranno essere raggiunti - ha dichiarato Walter Facciotto, Direttore Generale di Conai -. Ciò significa realizzare una più marcata industrializzazione della filiera italiana del waste management: dalle economie di scala, agli investimenti in infrastrutture, fino allo sviluppo dell’innovazione e della ricerca".
A Luglio, Conai e Althesys avevano presentato una ricerca analoga, che prendeva in considerazione lo scenario europeo (“Crescita e occupazione nel settore del riciclo dei rifiuti urbani”).
Nello scenario più favorevole (tutti i Paesi europei raggiungono gli obiettivi fissati a livello comunitario per il 2020: almeno il 50% di riciclo dei rifiuti urbani e l’azzeramento del ricorso alla discarica), si avrebbe la creazione di 874.000 nuovi posti di lavoro, di cui 609.000 da attività di raccolta, trasporto, selezione e riciclo, al netto dell’occupazione persa nelle altre modalità di gestione, in primis la discarica.
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