20 ottobre 2017 10:26
Un mancato accordo commerciale con l’Unione europea dopo la Brexit, con conseguente applicazione delle tariffe WTO, potrebbe costare all’industria delle materie plastiche britannica 880 milioni di sterline, quasi un miliardo di euro, tra maggiori costi all’export (340 milioni di sterline) e aumento dei costi all’importazione (540 milioni di sterline) di materie prime, macchine e prodotti finiti.
La stima è contenuta in un documento (Understanding Plastics Trade) elaborato dall’associazione dell’industria britannica delle materie plastiche BFP (British Plastics Federation) che analizza gli effetti dell'uscita del paese dall’Unione europea (Brexit) sull’interscambio commerciale tra Regno Unito, UE e resto del mondo.
Secondo il rapporto, ogni anno il Regno Unito importa materie prime, macchine e prodotti finiti in materiale plastico per 13 miliardi di sterline (14,5 miliardi di euro) e ne esporta per circa 8, 4 miliardi di sterline (9,4 miliardi di euro); quasi il 70% di questo commercio internazionale è con l’Unione europea, seguita dall’Asia (16%) e Nord America (8%).
Il Regno Unito è quindi dipendente dalle importazioni, che generano un deficit della bilancia commerciale settoriale (macchine, materie prime e prodotti finiti) di 4,6 miliardi di sterline, pari a circa 5,1 miliardi di euro. “È chiaro che la UE è un mercato vitale per l’industria britannica e che le materie plastiche sono assolutamente fondamentali per la nostra economia - commenta il presidente del comitato Brexit in BPF, Mike Boswell -. Il Regno Unito è un esportatore di materie plastiche, prodotti e macchinari, ma rimane altamente dipendente dalle importazioni, rendendo assolutamente indispensabile il raggiungimento di un accordo commerciale favorevole a Bruxelles”. “Se non si raggiunge un accordo - aggiunge -. il rilevante aumento nei costi di import-export pregiudicherà la competitività dell’industria britannica delle materie plastiche in un periodo cruciale per cementare i rapporti commerciali esistenti ed esplorare nuove opportunità”.
Secondo Boswell, non sono solo le tariffe doganali a preoccupare l'industria, ma anche le barriere non tariffarie: è quindi necessario implementare procedure doganali semplificate.
Il direttore di BPF, Philip Law, sottolinea anche un altro aspetto: “Alcuni materiali e macchine di trasformazione non vengono prodotti nel Regno Unito e devono quindi essere necessariamente importati. Le tecnologie provenienti dall’Unione europea e da altri paesi sono spesso all’avanguardia per grado di automazione e rispondenza a Industria 4.0; senza l’accesso a questi strumenti in condizioni di parità, rischiamo di restare indietro nella competizione internazionale”.
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