9 ottobre 2024 14:07
Regolamenti troppo rigidi sul fronte ambientale possono portare alla chiusura di siti chimici con i relativi impatti occupazionali.
È ciò che sta avvenendo in Belgio, dove l'impianto per la produzione di acido tereftalico purificato (PTA) di Ineos a Geel potrebbe presto fermarsi, lasciando a casa 600 lavoratori, a causa dei livelli di cobalto presenti nei catalizzatori.
Secondo il gruppo chimico britannico, le autorità vogliono imporre obiettivi ambientali irraggiungibili a una fabbrica che si è già impegnata a ridurre dell'80% i livelli di cobalto.
"Lo stabilimento, che ha operato nel rispetto di tutte le normative ambientali negli ultimi 20 anni, ora si vede chiedere una riduzione dei livelli di cobalto a livelli 20 volte inferiori rispetto a quanto ritenuto necessario da studi e 100 volte inferiori rispetto ai limiti fissati in Polonia" spiega Ineos in una nota.
"Questo è un esempio tipico di ciò che stiamo vedendo in tutta Europa. I regolatori si piegano per soddisfare le richieste di ONG determinate a usare la regolamentazione per strangolare l'industria chimica europea - rincara Jim Ratcliffe, CEO di Ineos -. Le loro richieste sono volutamente irraggiungibili e non serviranno a migliorare l'ambiente, ma porteranno a una vasta deindustrializzazione e alla perdita del sostentamento di migliaia di persone laboriose".
L'acido tereftalico purificato è una materia prima indispensabile per la produzione di PET. Secondo Ineos, l'impianto di Geel è uno dei pochi rimasti in Europa e il più efficiente della regione, con l'impronta di carbonio più bassa.
Il processo di produzione utilizza un catalizzatore al cobalto, il che comporta la presenza di quantità microscopiche di questo elemento nelle acque reflue. Storicamente - spiega il gruppo chimico -, l'autorizzazione per lo stabilimento consentiva un livello di cobalto nell'acqua fino a 1000 microgrammi per litro e i livelli di emissione tipici erano quasi un quarto di questo limite.
Il sito aveva concordato a livello locale di ridurre la presenza di cobalto a un massimo di 500 microgrammi per litro e successivamente a 120 µg/l entro il 2027, con un investimento superiore a 20 milioni di euro. Questo accordo è stato però contestato da due ONG ambientaliste, costringendo a una revisione giudiziaria e all'imposizione di un nuovo limite regolamentare, che Ineos ritiene irraggiungibile. Secondo la società, inoltre, la Direttiva quadro sulle acque dell'Unione Europea non menziona nemmeno il cobalto come sostanza prioritaria, e né la Francia né la Germania hanno imposto limitazioni.
Se il permesso dello stabilimento non verrà rinnovato e la chiusura sarà imposta, quasi 600 posti di lavoro saranno a rischio, conclude Ineos.
Il gruppo britannico aveva annunciato alla fine dell'anno scorso di voler chiudere una delle due unità PTA dell'impianto belga, a causa degli elevati costi di energia, materie prime e manodopera che rendono la produzione europea sempre meno competitiva rispetto alle importazioni asiatiche.
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