Negli Stati Uniti mezzo milione di nuovi posti di lavoro e imposte per 20 miliardi di dollari, secondo uno studio dell'American Chemistry Council.
22 maggio 2013 06:20
Mentre l'Europa fa i conti con l'austerità e la disoccupazione, l'economia statunitense sta vivendo un periodo di espansione industriale senza precedenti. Il lato ironico della faccenda è che la crisi finanziaria, ora diventata economica e sociale, che da ormai qualche anno affligge i paesi del vecchio continente è stata innescata proprio dall'altra parte dell'oceano, frutto di una bolla speculativa. Lì è passata e ci si è concentrati sul manifatturiero, qui si è aggravata anche a causa di manovre di politica fiscale profondamente recessive, che rischiano di mettere fuori gioco il sistema industriale.
La ripresa degli investimenti nel manifatturiero USA è in larga parte attribuibile alla disponibilità di energia e feedstock petrolchimici a basso costo, frutto degli sviluppi nelle tecnologie di fracking (frantumazione idraulica), che hanno permesso di sfruttare gli immensi giacimenti di shale gas presenti in alcune aree del paese.
Gas naturale a basso costo che consente di avere energia a basso costo ed etano (e altre frazioni di gas) in grado di alimentare gli impianti di cracking, quindi materie plastiche e altri intermedi a basso costo. Il che sta rendendo gli Stati Uniti un posto favorevole per nuovi insediamenti industriali, competitivo con alcuni paesi del Far East (per non parlare dell'Europa).
La Federazione dell'industria chimica statunitense, ACC (American Chemistry Council), ha provato a stimare l'effetto della disponibilità di shale gas sull'economia nazionale, ottenendo numeri di tutto rispetto.
Analizzando i 97 progetti di investimento annunciati in questi ultimi mesi dall'industria chimica, per un totale di 71,7 miliardi di dollari, è stato stimato un incremento dell'occupazione diretta pari a 46mila nuovi posti di lavoro, a cui vanno aggiunti i 264.000 nuovi occupati nelle industrie fornitrici e i 226.000 dell'indotto, nelle comunità dove i lavoratori spenderanno i loro salari. Nel complesso si tratta di oltre mezzo milione di nuovi occupati. Un altro milione e mezzo di posti di lavoro temporanei sarà necessario tra il 2010 e il 2020 per la realizzazione delle infrastrutture.
L'introito per le casse pubbliche è invece stimato in 20 miliardi di dollari, tra tasse federali e locali.
"Gli Stati Uniti sono diventati un polo di attrazione per gli investimenti del settore chimico, una testimonianza del clima favorevole creato dallo shale gas americano, nonché un segno di fiducia nei decenni a venire per il gas naturale - ha commentato il Presidente di ACC, Cal Dooley -. Impressionante notare che la metà degli investimenti annunciati proviene da società con sede fuori dagli Stati Uniti, il che significa che il nostro Paese è pronto a conquistare quote di mercato a livello globale".
Si tratta del terzo report sui potenziali benefici dello shale gas pubblicato dall'American Chemistry Council. I due precedenti studi, pubblicati nel 2011 e nel 2012, sono focalizzati sull'impatto di un aumento della disponibilità di etano sulla produzione petrolchimica nazionale e sugli effetti di gas a basso costo sullo sviluppo dell'industria manifatturiera.
Studio completo in PDF: “Shale Gas, Competitiveness, and New U.S. Chemical Industry Investment – An Analysis of Announced Projects,”
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