Il gruppo italiano ora può contare su otto stabilimenti per un giro d’affari di 115 milioni di euro.
6 maggio 2014 06:08
In seguito alla notizia dell’acquisizione, da parte della lodigiana Airpack, delle attività europee negli imballaggi protettivi del gruppo statunitense Pregis, abbiamo sentito il direttore generale della società italiana - Sergio Folli - per avere qualche dettaglio in più sull’operazione.
Airpack nasce - o per meglio dire rinasce - nel marzo 2012 quando una cordata di imprenditori italiani - gruppi industriali del settore film e soci privati - acquisisce da Pregis le attività italiane nella produzione di imballaggi protettivi, concentrate nello stabilimento di Ossago, in provincia di Lodi. Una fabbrica con una lunga storia alle spalle: fondata nel 1965 a Lodi come Mopack, diventata Airpack nel 1978, viene acquisita nel 1988 da un gruppo olandese, per cambiare nuovamente nome quando tutte le attività europee passano sotto il controllo di Pregis.
Con la ragione sociale Pregis Italia, l’azienda era arrivata a fatturare 50 milioni di euro nel 2008, insieme con un secondo impianto localizzato a Pisticci, in provincia di Matera, specializzato nell’imballaggio per l’industria dei mobili imbottito, in seguito fermato dalla multinazionale americana; un processo di ristrutturazione che aveva portato il giro d’affari, nel 2011, a circa 20 milioni di euro. Con la recente acquisizione, le attività europee di Pregis tornano insieme e, per una volta, sotto il controllo italiano.
“Due anni fa, quando abbiamo sentito che il fondo americano AEA Investors cercava acquirenti per lo stabilimento italiano abbiamo creato una cordata di imprenditori italiani per acquisirlo, cambiando la ragione sociale da Pregis Italia a Airpack - spiega Folli a Polimerica -. Nei mesi scorsi si è concretizzata l’opportunità di acquisire anche le restanti attività di Pregis a livello europeo; si tratta di quattordici società, sette delle quali produttive, con stabilimenti in Belgio, Regno Unito, Germania, Repubblica Ceca, Ungheria, Romania e Polonia, ai quali si aggiunge quello italiano, con 60 addetti e un fatturato intorno ai 16 milioni di euro, che porta l’intero gruppo a contare 900 addetti e un giro d’affari di 115 milioni di euro l’anno”.
“Nel complesso - aggiunge Folli - sono in funzione una cinquantina di linee di estrusione, che coprono le diverse linee di prodotto: imballaggi in bolle d’aria per l’antiurto, espansi con funzioni antigraffio, cuscini d’aria, buste imbottite e altri prodotti tecnici per l’isolamento termoacustico”. Ogni sito produttivo produce l’intera gamma, servendo i diversi mercati nazionali.
Cosa c’è nel futuro di Airpack? “Completata la riorganizzazione del gruppo, che richiederà 3 o 4 mesi per snellire l’organigramma europeo, contiamo di proseguire nella strategia di espansione sul vecchio continente, sia aprendo nuovi mercati che ampliando le linee di prodotto - nota Folli -. Non escludiamo quindi nuove acquisizioni, che riguarderanno l’intera Europa, Italia compresa”.
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