Forte nell’export, perde competitività sui mercati internazionali secondo uno studio condotto da Oxford Economics.
2 ottobre 2014 05:41
La chimica tedesca, uno dei pilastri industriali del paese, realizza oltre il 60% del suo giro d’affari all’estero, ma perde costantemente competitività a livello internazionale, un fenomeno che si è intensificato a partire dalla crisi finanziaria del 2008. È quanto emerge dallo studio “Competitività dell’industria chimica tedesca: tendenze storiche e prospettive future” commissionato a Oxford Economics da VCI, l’associazione dell’industria chimica tedesca.
Nonostante il forte surplus del commercio estero di prodotti chimici, la quota dell’industria chimica tedesca nell’export globale è scesa costantemente nel corso degli ultimi due decenni. Secondo i ricercatori, questa contrazione è legata alla perdita di competitività della Germania come piattaforma manifatturiera. Con il risultato che, dal 2011 in poi, l’industria chimica non ha più visto crescere, sul suolo tedesco, né la produzione né gli investimenti.
I principali fattori di competitività internazionale individuati dai ricercatori sono i costi di energia, materie prime e spese per la ricerca. I primi due hanno un impatto negativo, la seconda crea sviluppo e occupazione.
“La Germania è un polo di attrazione per l’industria chimica - afferma Karl-Ludwig Kley, Presidente uscente di VCI (sarà presto sostituito dal CEO di Bayer Marijn Dekkers) -. Ma la verità è che negli ultimi due decenni abbiamo perso quote di mercato sia nella produzione che nel commercio mondiale. I politici e l’opinione pubblica dovrebbero rendersi conto che siamo in una fase cruciale per quanto riguarda la nostra competitività internazionale”.
Secondo Kley: “Visto che la crescita è ancora debole in Europa, la competitività sui mercati internazionali è essenziale per la localizzazione dell’industria chimica in Germania”.
VCI sottolinea l’impatto negativo dei costi energetici, particolarmente alti in Germania, e nega che ciò possa portare ad un aumento degli investimenti e, quindi, rendere più appetibile il paese per ulteriori investimenti. “Dobbiamo sfatare il mito che ad un aumento dei costi dell’energia non corrisponda una perdita di competitività - ha aggiunto Kley -. Basta guardare al di là dell’Oceano per rendersene conto”. “Per un successo duraturo - ha concluso il presidente di VCI -, la Germania ha bisogno di energia a prezzi accessibili e idee migliori”.
Lo studio completo, 63 pagine in lingua inglese, può essere scaricato cliccando qui
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