Gli ultimi dati del comparto nell’edizione 2015 di “Plastics the facts”, il compendio statistico elaborato da PlasticsEurope.
12 novembre 2015 07:00
PlasticsEurope ha pubblicato l’edizione 2015 di “Plastics the facts” compendio statistico sull’industria europea delle materie plastiche, con dati riferiti all’anno 2014.
Il settore in cifre. Nei 28 paesi membri dell’Unione europea, la filiera delle plastiche occupa 1,45 milioni di addetti in 62mila imprese, per la maggior parte di piccola e media dimensione, che l’anno corso hanno generato un fatturato di 330 miliardi di euro, con un impatto sulla bilancia commerciale comunitaria positivo per 18 miliardi di euro e un contributo alle casse pubbliche, nei diversi paesi, pari a circa 27 miliardi di euro.
La bilancia beneficia di un surplus di 12,1 miliardi di euro nella produzione di plastiche, a cui si aggiungono i 5,43 miliardi della trasformazione.
Offerta. La produzione mondiale di plastiche si attesta intorno a 311 milioni di tonnellate, in crescita rispetto ai 299 milioni del 2013. Quella europea (28 UE + Norvegia e Svizzera) è stimata in 59 milioni di tonnellate, leggermente superiore all’anno precedente (58 milioni), ma ancora inferiore al picco di 65 milioni di tonnellate registrato nel 2007, prima della grande crisi finanziaria e poi industriale che ha sconvolto le economie del vecchio continente.
A livello mondiale, l’Europa mantiene il secondo posto, con un quinto della produzione globale di materie plastiche, alle spalle della Cina, che nel 2014 ha raggiunto una quota del 26%, contro il 21% del 2006. In contrazione l’area Nafta, passata in otto anni dal 23 al 19 percento.
Domanda. La domanda europea di materie plastiche è indicata dal Rapporto in 47,8 milioni di tonnellate, di cui due terzi concentrati in cinque paesi: in testa la Germania, con circa un quarto dei consumi totali seguita da Italia (14,3%), Francia (9,6%), Regno Unito (7,7%) e Spagna (7,4%). Subito dietro si collocano Polonia, Belgio con Lussemburgo, Olanda e Repubblica Ceca.
L’imballaggio si conferma il principale consumatore di materie plastiche con il 39,5% del totale, seguito dalle costruzioni (20,1%) e - a distanza - automobile (8,6%), elettrico/elettronico (5,7%) e agricoltura (3,4%). Tutto il resto (elettrodomestici, mobili, sport, medicale, tempo libero ecc.) ammonta a poco più di un quinto del consumo totale.
Principali famiglie di polimeri. Le poliolefine sono le plastiche in assoluto più trasformate, totalizzando quasi la metà dei consumi europei (47,8 mln ton), tra polietileni a bassa densità (17,2%), alta densità (12,1%) e polipropilene (19,2%). Segue il PVC con il 10,3% e, a singola cifra, poliuretani (7,5%), PET (7%) e polistireni (7%). Fluoropolimeri, ABS, policarbonato, PMMA e altri tecnopolimeri concorrono per il restante 19,7%.
Riciclo. Un capitolo di “Plastics the facts” è dedicato a raccolta e riciclo. Delle 25,8 milioni di tonnellate di plastiche trasformatesi in rifiuto l’anno scorso, il 29,7% è stato raccolto e riciclato (per un totale 7,7 milioni di tonnellate), un altro 39,5% è stato trasformato in energia (10,2 milioni di ton), mentre il 30,8%, pari a 8 milioni di tonnellate di prezioso materiale, è finito in discarica, la peggiore delle opzioni a disposizione.
La nota positiva è che, dal 2006 al 2014, il ricorso alla discarica è crollato del 38%, da 12,9 a 10,2 milioni di tonnellate, mentre il riciclo meccanico è salito del 64%, da 4,7 a 7,7 milioni di ton, e quello energetico del 46%, da 7 a 10,2 milioni di tonnellate.
Verso Zero landfill. L’Italia si colloca in una posizione intermedia tra paesi europei che ricorrono alla discarica, con il 40% dei rifiuti plastici non recuperati altrimenti. Non raggiunge i livelli virtuosi di Svizzera, Germania, Austria o Benelux, che conferiscono in discarica meno del 10% delle plastiche a fine vita, ma non appartiene neanche al drappello di paesi - come Spagna e quasi tutti i paesi dell’Est Europa - che mandano in discarica oltre il 50% dei rifiuti plastici.
Va anche detto che l’Italia paga lo scarso ricorso alla termovalorizzazione, mentre con poco meno del 30% di riciclo meccanico non è molto distante (e in alcuni casi fa meglio) dei paesi che hanno messo al bando la discarica.
Se poi si limita l’analisi ai soli imballaggi in plastica (oggetto della raccolta differenziata nel nostro paese), l’Italia si posiziona al 13esimo posto con oltre il 75% tra riciclo e termovalorizzazione, ben prima di paesi come Francia o Regno Unito.
Scarica Plastics the facts 2015 (PDF, inglese)
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