20 gennaio 2016 15:16
A margine dello sciopero di otto ore proclamato per oggi dai sindacati in tutti gli impianti italiani del gruppo ENI, contro l’ipotesi di cessione di una quota significativa di Versalis, il segretario della Filctem-Cgil, Emilio Miceli, ha invitato il gruppo milanese a togliere dal tavolo la proposta SK Capital per tornare a discutere.
Sebbene dalla sede del cane a sei zampe non sia trapelato il nome dell’investitore con cui sono in corso trattative (queste sì confermate) per la cessione di una partecipazione in Versalis, secondo il sindacalista, l’interesse del fondo di private equity statunitense sarebbe testimoniato dai sopralluoghi condotti da suoi consulenti negli stabilimenti della società.
RISCHIO SPEZZATINO. “SK Capital è troppo debole per acquisire Versalis - ha affermato Miceli parlando all’assemblea dei lavoratori del petrolchimico di Brindisi -. È una soluzione rabberciata e il rischio vero è che la indebiti. Versalis sarà costretta a fare fronte al suo riacquisto e probabilmente verrà frammentata e venduta a pezzi: se ciò accadesse, stavolta per la chimica italiana sarebbe la liquidazione definitiva”.
INTERVENGA LA CDP. Davanti ai lavoratori brindisini, Miceli ha invitato la Cassa Depositi e Prestiti a investire nella società del gruppo ENI: “Se non interviene sulla chimica, proprio non si capisce dove possa investire - ha detto -. La verità amara è che l'Eni, con il petrolio a 30 dollari, non ha un'idea di come gestire le attività del Gruppo e si rifugia nella questione più banale e devastante possibile: la riduzione di tutte le attivita”.
LA POSIZIONE DI ENI. Su Versalis, il gruppo milanese ha confermato l'esistenza di trattative con un potenziale investitore in un'ottica di sviluppo e non di dismissione, al fine di reperire le risorse finanziarie necessarie a portare a termine il piano strategico di riconversione dalle comodities alle specialità.
Nella scelta del partner, il CEO di ENI Claudio Descalzi, ha dichiarato: "cerchiamo un compagno di viaggio, ma resteremo nella società e il partner dovrà sottostare a paletti rigidi: seguire il nostro piano industriale per i prossimi due anni, mantenere intatto il contesto industriale per cinque anni, non toccare le persone per tre anni, mantenere la società italiana, con nome italiano”.
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