7 settembre 2016 07:50
L'impiego di polverino o granuli ottenuti dal riciclo di pneumatici fuori uso non comporta alcun rischio per la salute legato alla cessione di sostanze dannose, sia in caso di esposizione dermica (contatto con la pelle), sia mediante inalazione anche solo mediante vicinanza. È quanto emerge da uno studio realizzato da Bureau Veritas, Cerisie, Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri-IRCCS e Waste and Chemicals.
Commissionato da Ecopneus, società consortile per la raccolta, il tracciamento e il recupero dei Pneumatici Fuori Uso (PFU), lo studio è stato presentato ieri al Ministero dell’Ambiente nel corso di un incontro al quale hanno partecipato il Sottosegretario del dicastero Barbara Degani, i due Presidenti delle Commissioni Ambiente di Camera e Senato, Realacci e Marinello, nonché esperti di diversi ministeri e agenzie, organismi tecnici e di ricerca, rappresentanti della filiera industriale.
La ricerca - fa sapere Ecopneus - è stata strutturata su diverse fasi, finalizzate ad indagare il contenuto di IPA (idrocarburi policiclici aromatici) negli pneumatici giunti a fine vita, identificare eventuali differenze nella composizione chimica di pneumatici prodotti negli stabilimenti europei o extra-europei prima e dopo gennaio 2010 (data di messa al bando degli olii aromatici usati nella produzione di pneumatici), nonché determinare l’effettiva biodisponibilità di tali sostanze negli scenari più comuni di impiego della gomma riciclata.
“La ricerca è durata due anni ed è stata realizzata secondo le migliori tecniche disponibili - commenta Giovanni Corbetta, Direttore Generale Ecopneus -. Siamo molto contenti che non sia emerso nessun possibile sospetto di rischio per la salute, che peraltro non fa che confermare scientificamente e organicamente quanto noto dalla letteratura internazionale esistente”.“Qualsiasi, seppur minima, evidenza di rischio potenziale per la salute delle persone, siano essi utilizzatori o lavoratori, avrebbe comportato da parte nostra l’immediata interruzione di tutte le attività della filiera del riciclo fisico e ci avrebbe fatto virare immediatamente verso il recupero energetico, per la totalità dei volumi da noi trattati, pari a circa 250.000 tonnellate ogni anno”.
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