31 gennaio 2017 07:31
Dopo la pubblicazione dell’articolo “Produttori di EPS contro Ikea” (leggi qui), dove si riporta la presa di posizione dell’associazione dei produttori di polistirene espanso in merito alla decisione di Ikea di sostituire questo materiale con cartone nelle confezioni piatte di mobili in kit, ci ha scritto Cristian Buoro di Poliend 2000, uno dei principali fornitori di EPS per queste applicazioni. Lettera che pubblichiamo di seguito integralmente.
"I recinti sono stati lasciati aperti per anni e ora si sono accorti che le mucche più grasse e sane sono scappate.”
Conosco molto bene questa situazione, sono - o per meglio dire ero - il principale fornitore indiretto di EPS riempitivo (in effetti in questa applicazione non viene usato come protettivo) del colosso svedese Ikea. Vi avevo scritto diversi anni fa, perché la sostituzione del riempitivo da EPS a cartone non è cosa di oggi: è iniziata sei anni fa o forse ancora prima, ma tutte le associazioni hanno preso sotto gamba la nostra richiesta di aiuto.
Il dato di 8000 tonnellate di EPS eliminato da Ikea è, a mio parere, sottostimato: considerando il lavoro che fanno i nostri clienti, fornitori di mobili in kit per il colosso svedese, i numeri negli ultimi anni sono molto più importanti; e parliamo solo dell’indotto in Italia.
Ciò che più avvilisce è che è siamo stati sostituiti da un materiale con caratteristiche meno performanti, meno versatile nelle forme e nelle misure, che soffre moltissimo l’umidità, (immaginate il viaggio all’interno di un container tra i due tropici); ma, soprattutto, l’EPS è stato sostituito con un prodotto che costa il 120% in più. La decisione di Ikea deve quindi far riflettere, ma ancor più preoccupante, come sto vivendo sulla mia pelle, è l’effetto imitazione: altri gruppi, non meno importanti, stanno seguendo le stesse orme, sostituendo l’EPS con il cartone multistrato, o a nido d’ape.
Per capire se veramente questa sostituzione ha un senso dal punto di vista ambientale, ho provato a comparare i riempitivi in EPS con quelli in cartone, prendendo come riferimento il consumo di acqua e l’inquinamento delle acque in una situazione di contatto e immersione prolungata (approfondimento). Il risultato è che l’EPS al massimo sporca, ma non inquina, mentre la carta, spappolandosi, rilascia sostanze che rendono l’acqua non più potabile.
Che dire delle bioplastiche ottenute dai funghi? Sono una bella e vecchia…novità, ma per industrializzare un processo che possa soddisfare le esigenze di packaging di grandi gruppi multinazionali come Ikea, bisognerebbe coltivare una superficie pari a quella occupate dalle provincie di Treviso, Verona, Padova, Rovigo e Modena; senza per altro entrare nel merito dei processi e della processabilità di questi materiuali. La mossa pubblicitaria è, in ogni caso, azzeccata.
Con l’occasione vi saluto e vi faccio i complimenti: siete il mio appuntamento fisso di lettura quotidiana.
Cristian Buoro
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