6 dicembre 2017 07:51
Anche quest’anno, il 28 e 29 novembre Berlino ha ospitato la European Bioplastics Conference, congresso internazionale sul mondo e le innovazioni che riguardano i biopolimeri. Nelle due giornate in cui si è articolato il convegno - intitolato Making the difference - si sono alternati numerosi relatori internazionali, che hanno presentato le ultime novità su diverse tematiche.
I lavori sono stati aperti, come di consueto, da François de Bie, Chairman di European Bioplastics (EUBP), l'associazione europea della filiera delle bioplastiche che da dodici anni organizza l'evento. “L’Europa è leader mondiale nello sviluppo e nella commercializzazione di biopolimeri innovativi - ha affermato -. La conferenza di quest’anno testimonia una volta di più i numerosi sviluppi tecnologici e i progressi eccezionali del settore, con investimenti mai realizzati prima in innovazione e crescita. Molte delle aziende pioniere in questo settore stanno espandendo le loro capacità produttive, in risposta alla domanda di biopolimeri innovativi e sostenibili da parte di marchi e consumatori”. “Allo stesso tempo - ha ricordato de Bie - l’impegno della Commissione europea per la transizione verso un’economia circolare e il forte sostegno politico allo sviluppo della bioeconomia sono segnali importanti e stanno accelerando ulteriormente la crescita dell’industria delle bioplastiche in Europa“.
Particolarmente atteso l'intervento di Katrin Schwede, responsabile comunicazione di European Bioplastics, che ha presentato i dati aggiornati su mercato ed evoluzione di consumi e capacità produttive (leggi articolo).
Sessioni specifiche sono state dedicate agli aggiornamenti di mercato, ai nuovi trend applicativi, soprattutto per quanto riguarda il mondo del packaging, e alle novità dal punto di vista feedstock e building block. Un focus particolare è stato dedicato alla bioeconomia, al fine vita e alla sostenibilità dei biopolimeri dal punto di vista del riciclo.
ATTENZIONE AL FINE VITA. Gli argomenti trattati nelle singole aree tematiche hanno fatto emergere interessanti novità. Per quanto riguarda il fine vita dei materiali, sono stati sottolineati i grandi passi in avanti fatti in direzione della biodegradazione marina da un punto di vista sia normativo/legislativo, sia di innovazione nei materiali, come testimoniato nei loro interventi da Francesco degli Innocenti di Novamont e da Erwin Lepoudre di Kaneka. Un sistema ottimizzato di degradazione anaerobica (anaerobic digestion, AD) è stato inoltre introdotto da OWS. Jean-Marc Nony di SPhere, produttore francese di film e shopper, ha descritto l’attuale situazione legislativa relativa ai sacchetti per la spesa in biopolimero, sottolineando che l’Italia si trova al primo posto sia nei consumi di borse compostabili, sia nello sviluppo e applicazione di normative specifiche per questo segmento.
100% BIOPET NEL 2022. Significativo l’impegno dimostrato dai colossi packaging alimentare, come il gruppo PepsiCo, che - sfruttando materiali biobased avanzati - puntano allo sviluppo di packaging eco-sostenibili, il più possibile riciclabili e con un minore impatto dal punto di vista ambientale. Con il progetto NaturALL Bottle Alliance (leggi articolo), In quest’ottica, Danone e Nestlè Waters si sono posti l’obiettivo di commercializzare le prime bottiglie in 100% Bio-PET entro il 2022.
Con lo stesso intento di etica ecologica e comunicazione/educazione ambientale, indirizzato in questo caso ai più piccoli, si inserisce l’azienda olandese di giocattoli BiOBUDDi e il suo fondatore Steven van Bommel, che per primo ha introdotto sul mercato mattoncini giocattolo per costruzioni completamente bio-based, realizzati con “polietilene verde” di Braskem.
BIODEGRADABILE E IDROSOLUBILE. Sono emerse interessanti novità anche in altri ambiti del packaging. Lactips, per esempio, ha presentato un nuovo materiale idrosolubile e biodegradabile, ottenuto dalle proteine del latte, che può essere visto come un’alternativa ecosostenibile e tecnicamente più efficiente del più noto prodotto idrosolubile, il PVA. Dalle prime ricerche in laboratorio si è passati ad un grado filmabile in bolla, da cui si sono potuti esplorare diversi settori applicativi come quelli dell’agroalimentare e dei detergenti domestici.
In modo analogo, Kuraray sta studiando e sviluppando nuove configurazioni per i film multistrato destinati al settore alimentare, in cui una delle componenti è costituita da Plantic, prodotto a base TPS. Inoltre, la presenza di uno strato saldante a base di bio-PBS rende il prodotto adatto anche per l’utilizzo in packaging saldati.
IL PUNTO SUL PEF. La sessione “Building blocks – what’s new?” si è aperta con l’intervento di Synvina, joint venture tra Avantium e BASF, con un aggiornamento sulla produzione di PEF (polietilenfuranoato), biopolimero 100% biobased con prestazioni superiori al PET. Attualmente è prodotto a livello di impianto pilota, ma c’è l’intenzione concreta di costruire un impianto su scala industriale entro il 2025.
Anche Corbion, azienda olandese già leader nella produzione di acido lattico, acido succinico e PLA, sta sviluppando una tecnologia proprietaria per produrre FDCA (acido furandicarbossilico), intermedio chimico per la produzione di PEF e potenziale sostituto del PTA (acido terefetalico) nella sintesi di poliestere e poliammidi, con l’obiettivo di ottenere un PET al 100% bio-based. La prospettiva è quella di arrivare ad un impianto dimostrativo, da un migliaio di tonnellate annue, entro il 2023.
Covestro è invece impegnata nella sintesi di anilina biobased mediante la fermentazione di zuccheri con parte di micro-organismi per ottenere poliuretani parzialmente biobased (leggi articolo). Infine, il centro tecnologico finlandese VTT sta indagando nuove fonti naturali e processi produttivi più efficienti per ottenere acido muconico, base chimica con cui produrre diversi intermedi bio-based come l’acido adipico, l’acido tereftalico e l’esametilendiammina, uno dei monomeri di partenza per la produzione delle poliammidi.
ITALIANI SUL PODIO. Nel corso del convegno si è tenuta la premiazione del dodicesimo Global Bioplastic Award, conteso da cinque finalisti, vinto dal compoundatore torinese Maip, che ha sviluppato un grado di PHBH della gamma (i)amNATURE, utilizzato da ABB per produrre una placca interruttore già in commercio da settembre (leggi articolo).
COME FARE LA DIFFERENZA. Volendo trarre una conclusione dai lavori presentati a Berlino, il messaggio chiave emerso nella maggioranza degli interventi può essere così riassunto: se si vuole creare un cambiamento e fare davvero la differenza, la comunicazione, l’unione di intenti a livello europeo - e non solo nazionale -, l’educazione ambientale e sociale della comunità sono i punti fondamentali sui quali aziende, centri tecnologici e decisori politici devono impegnarsi. È, infatti, emersa l’importanza non solo di considerare la bioeconomia come una politica comunitaria in cui tutti gli stati membri dell’UE si devono muovere nella stessa direzione, ma anche di incrementare l’educazione del singolo cittadino in quest’ottica.
Sulla stessa lunghezza d’onda si è innestato l’intervento volutamente provocatorio del Professor Ramani Narayan dell’Università del Michigan (USA) che ha messo in evidenza l’importanza di un uso consapevole e corretto della terminologia tecnica per quanto riguarda lo sfruttamento della biodegradabilità in genere come soluzione possibile alla gestione dei rifiuti plastici: la comunità scientifica per prima, infatti, ha la responsabilità tecnica ed etica di comunicare a più ampio spettro e nel modo più corretto possibile le nozioni base di questo settore.
di Marta Zaccone, Materials Engineering Department Proplast, inviata di Polimerica al Convegno
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