28 febbraio 2018 09:01
Come parte della campagna “National Sword”, entrano in vigore il 1 marzo 2018 i nuovi standard qualitativi imposti dalla Cina sui rifiuti solidi importati nel paese, notificati alla World Trade Organization (WTO) nel mese di luglio insieme ad una lista di 24 tipologie di rifiuti che dal 1° gennaio scorso non possono più varcare le frontiere del paese asiatico.
I criteri ambientali più restrittivi riguardano, tra gli altri prodotti, anche rifiuti e sfridi di plastica (la soglia di impurità è fissata allo 0,5%), con l’obiettivo dichiarato dal governo cinese di proteggere l’ambiente dal proliferare di rifiuti inquinati o contenenti sostanze potenzialmente pericolose.
La restrizioni all’importazione di rifiuti plastici stanno creando problemi anche alle aziende europee che si occupano di gestione e trattamento dei rifiuti, poiché gli scarti difficili da riciclare - o che non venivano riciclati per mancanza di un mercato finale per il materiale rigenerato - in passato venivano spediti in Cina, evitando di intasare gli impianti.
E non si tratta di volumi marginali: uno studio dell’Onu ha valutato in 7,3 milioni le tonnellate di rifiuti plastici importate dalla Cina nel 2016, provenienti da paesi industrializzati di Europa, Nordamerica e Asia.
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