10 aprile 2018 10:53
In linea con gli impegni presi nell’ottobre scorso con il governo spagnolo (“Pact for a Circular Economy”) e l’adesione al programma “Plastics 2030 - Voluntary Commitment” di PlasticsEurope, il gruppo petrolchimico madrileno Repsol ha fatto il punto sui progetti avviati negli ultimi anni in tema di economia circolare ed efficientamento dei processi produttivi nella produzione di materie plastiche.
In tema di rigenerazione di plastiche post-consumo, Repsol è impegnata con il progetto Reciclex nella fornitura di poliolefine contenenti una percentuale di riciclato, attraverso la creazione di una filiera controllata che consenta l’approvvigionamento di materie prime seconde con un adeguato livello di omogeneità. Naturep, invece, va oltre i requisiti di legge, eliminando dalla produzione di poliolefine tutti gli additivi che presentano un valore limite di migrazione, con l’obiettivo di salvaguardare la salute, l’ambiente e facilitare il riciclo dei manufatti a fine vita.
L’utilizzo della CO2 ed altre materie prime alternative per la sintesi di prodotti chimici è al centro del progetto Neospol, mentre Zero punta al recupero e riciclo chimico dei rifiuti plastici impossibili (o molto difficili) da riciclare per via meccanica e per questa ragione destinati a interramento in discarica; l’obiettivo e trasformare questi rifiuti in monomeri o materie prime di partenza da reimmettere nel ciclo di produzione delle plastiche.
Non manca uno studio sulle bioplastiche: il progetto Bio punta infatti a sviluppare poliolefine da materie prime fossili biodegradabili, destinate ad applicazioni specifiche, dove il recupero per il riciclo meccanico è complesso, come nel caso dei prodotti per agricoltura (teli pacciamatura e film per serre).
Infine, Repsol partecipa attivamente anche al programma internazionale Operation Clean Sweep (OCS), sviluppato dall’industria delle materie plastiche per prevenire la dispersione accidentali di granuli plastici nell’ambiente durante la produzione, il trasporto o lo stoccaggio.
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