16 gennaio 2019 09:00
Il Parlamento britannico ha bocciato con 432 voti contro e 202 a favore la bozza d'intesa di oltre 600 pagine sull’uscita del Regno Unito dall’Unione europea (la cosiddetta Brexit), sottoscritta a fine novembre, dopo mesi di trattative, da Theresa May e dal presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk. E per il premier britannico si proflla ora anche il voto di sfiducia, chiesto dal leader laburista Jeremy Corbyn. Ad affondare l’accordo, che apre scenari d’incertezza per l’economia britannica (e quella europea), sono stati anche 118 deputati conservatori, che hanno votato contro il loro stesso premier.
Gli scenari che si aprono sono foschi: da un lato l’uscita dura del Regno Unito dalla UE a fine marzo, senza accordi commerciali nè un quadro normativo armonizzato, con il commercio estero regolato dalle norme dell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto). Il Regno Unito potrebbe prendere tempo per cercare un nuovo accordo - ma Bruxelles ha fatto sapere di non voler tornare al tavolo delle trattative -, oppure restare dentro l’Unione, chiamando i cittadini ad un nuovo voto popolare.
Nei mesi scorsi, l’associazione degli industriali tedeschi VDMA aveva avvisato le aziende di prepararsi all’eventualità di un ’no deal’ e di un uscita dura del Regno Unito dalla UE, analizzando le supply chains e valutando eventuali dipendenze dai fornitori britannici, per il rischio di interruzioni o ritardi alle frontiere, sia nell’export, che nelle importazioni, che potrebbero innescare un effetto domino sull’intero sistema industriale.
Secondo il presidente della VDMA, Carl Martin Welcker: "La Camera dei Comuni ha mancato l'occasione per evitare una Brexit dura e gettare le basi per uno stretto rapporto con l'UE: è semplicemente irresponsabile che la coalizione di governo stai ancora lottando per trovare una posizione unitaria dieci settimane prima della data di uscita".
Sulla stessa linea, Cefic - Federazione dell’industria chimica europea: "Non possiamo sottolinearlo abbastanza - ha dichiarato il suo direttore, Marco Mensink - avere la certezza sugli accordi tra la UE e il Regno Unito è fondamentale per evitare gravi interruzioni della catena di approvvigionamento. Continuiamo a chiedere di trovare una soluzione, e speriamo che un 'no-deal Brexit' possa ancora essere evitato”.
Fin dalle prime fasi dei negoziati sulla Brexit, l'industria chimica su entrambi i lati della Manica - attraverso Cefic e CIA - ha spronato a trovare un accordo che mantenga privo di dazi e intoppi doganali il commercio internazionale di prodotti chimici, assicuri coerenza normativa tra il Regno Unito e la UE-27 e consenta l'accesso a persone qualificate per continuare i programmi di ricerca e sviluppo nel settore.
Dall’Italia, il Governo fa sapere che "continuerà a lavorare in stretto contatto con le Istituzioni e gli altri Stati membri dell’UE per limitare le conseguenze negative della Brexit, e, in particolare, per garantire i diritti dei cittadini italiani nel Regno Unito, quelli dei cittadini britannici in Italia, la stabilità dei mercati e dei settori bancario, assicurativo e finanziario e un recesso il più ordinato possibile in tutti gli altri campi a tutela di cittadini e imprese”. "In tale contesto - si legge in una nota diffusa da Palazzo Chigi -, continueranno e saranno intensificati i preparativi per essere pronti a tutti gli scenari, incluso quello poco auspicabile di un recesso senza accordo il 29 marzo 2019”.
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