19 febbraio 2019 08:10
Il 1° gennaio scorso è entrato in vigore in Turchia l’obbligo di pagamento, pari a 5 centesimi di euro (0,25 lire turche), per i sacchetti per la spesa monouso in plastica con spessore compreso tra 15 e 50 micron; una misura criticata dall’associazione di settore, Pagev, che lamenta la mancanza di basi scientifiche a supporto della decisione e ricorda il contributo del comparto all’economia del paese.
Secondo gli industriali del settore, sarebbero a rischio di chiusura duemila le imprese attive a diverso titolo nella produzione dei sacchetti, con circa 20mila addetti.
Il presidente di Pagev, Yavuz Erozlu, ha chiesto al Governo di applicare i criteri UE - meno restrittivi di quelli nazionali - modificando le norme sugli spessori ammissibili (la soglia inferiore dei 15 micron è riferita al doppio strato e non ad ogni strato), prolungando il periodo di transizione fino alla fine dell’anno, per smaltire le scorte, ed esentando sia i sacchetti venduti nei piccoli esercizi commerciali, con superficie inferiore a 200 m2, sia gli shopper prodotti con bioplastiche compostabili, in modo tale da favorirne l’impiego in sostituzione di quelli tradizionali. Infine, Pagev chiede misure di sostegno a favore dei produttori di sacchetti per accompagnarli nel difficile periodo di transizione.
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