
Come di consueto,
European Bioplastics ha presentato i
dati di mercato e le
previsioni sull’andamento delle bioplastiche in occasione della
conferenza annuale, quest’anno giunta alla quattordicesima edizione, in programma ieri e oggi a Berlino.

La
capacità produttiva si attesta a
2,1 milioni di tonnellate annue e dovrebbe crescere a
2,4 milioni di tonnellate nel
2024, con un incremento di circa il 15% in cinque anni. Va detto, però, che questo volume si riferisce alla
definizione allargata di bioplastica adottata da European Bioplastics, che comprende polimeri biodegradabili di origine fossile (poliesteri PBAT, PBS), plastiche non biodegradabili ottenute da biomasse (come PE e PP verde, poliammidi parzialmente biobased e bioPET) e biopolimeri biobased e biodegradabili, quali PHA, PLA e amidacee (che valgono il 55,5% del totale).
Le bioplastiche che promettono i
maggiori tassi di crescita nel prossimo quinquennio sono
PHA e
bioPP, con incrementi pari rispettivamente a tre e sei volte rispetto ai volumi attuali. Non ha mantenuto invece le promesse il
bioPET, dato in passato in forte crescita, mentre i riflettori sono puntati ora sul
PEF (polietilen-furanoato), che dovrebbe entrare in produzione nel 2023.

Si tratta di
volumi nel complesso
contenuti rispetto alle 359 milioni di tonnellate di materie plastiche prodotte ogni anno a livello mondiale, e anche le previsioni di crescita sembrano
inadeguate a rispondere agli ambiziosi programmi di sostituzione dei polimeri tradizionali proposti da diversi governi nazionali, tra cui il nostro.

A livello geografico, l’
Asia è ancora la principale area di produzione di bioplastiche, con il
45% del totale, seguita dall’
Europa con il
25% (ma toccherà il 30% entro il 2024), quindi Nord America (18%) e Sud America (12%).
Per quanto concerne le
applicazioni finali delle bioplastiche, l’
imballaggio si conferma il primo mercato di destinazione con 1,14 milioni di tonnellate, pari al
53% del totale. Il resto è suddiviso in una miriade di settori, i principali dei quali sono fibre e tessuti (11%), prodotti di largo consumo (8%), agricoltura e orticoltura (8%), automotive (7%).
Infine, European Bioplastics ha stimato anche quanto
terreno agricolo viene utilizzato per produrre bioplastiche da biomassa: si tratterebbe di circa
700mila ettari, pari allo
0,02% della superficie agricola disponibile a livello globale (4,8 miliardi di ettari). "I dati mostrano ancora una volta che non esiste concorrenza tra materie prime per alimenti o mangimi e bioplastiche - ha commentato
Francois de Bie, confermato alla presidenza dell’associazione
(leggi articolo) -. Il 94 percento di tutti i terreni arabili viene infatti utilizzato per pascoli, mangimi e alimenti”.
Le stime sul mercato sono state realizzate in collaborazione con la società di consulenza tedesca
nova-Institute, basate sul più ampio studio di mercato “
Bio-based Building Blocks and Polymers”.
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