1 dicembre 2022 09:21
Il nuovo Regolamento su imballaggi e rifiuti da imballaggio Presentato ieri dalla Commissione europea come modifica all'attuale Direttiva 94/62/CE (leggi articolo) è stato accolto in modo discordante dal mercato. Rispetto alla prima versione, che trovava d'accordo solo alcune associazioni ambientaliste e i fautori del riuso ad ogni costo, il testo definitivo è stato promosso, pur con qualche riserva, anche dall'associazione europea della filiera delle bioplastiche, una volta eliminato il divieto d'impiego per gli articoli non espressamente previsti (leggi articolo).
SI OPPONE IL GOVERNO ITALIANO. Partiamo da casa nostra. Il Ministero dell'Ambiente minaccia battaglia al tavolo del Consiglio UE, dove il provvedimento dovrà inevitabilmente passare prima di entrare in vigore.
"La proposta di regolamento sugli imballaggi conferma tutte le criticità che imprese e Governo hanno evidenziato nei giorni scorsi: un muro ideologico, l’assenza di aperture al confronto e l’inadeguatezza davanti a situazioni di eccellenza come quella del nostro Paese", sottolinea il Viceministro del MASE, Vannia Gava (nella foto).
"Se ridurre gli imballaggi significa eliminare i sacchetti per la frutta e la verdura sotto 1,5 kg, allora si vuole incentivare lo spreco alimentare - aggiunge -. Se favorire il riciclo significa obbligare gli Stati a organizzare sistemi di deposito e ritiro, allora si vuole smantellare il sistema dei consorzi in Italia". Non c'è accordo neanche sul deposito cauzionale per bottiglie e lattine, che per il Viceministro "può costare fino a 10 volte di più dell’attuale sistema di raccolta differenziata, senza la garanzia che possa produrre effetti migliori per il riciclo e registrare un minore impatto sull’ambiente", e aggiunge: "Se la direttiva imballaggi non ha trovato la giusta applicazione in alcuni Paesi, non si capisce perché debbano essere puniti i Paesi più efficienti, i cui modelli di trattamento dei rifiuti sono delle best practices che andrebbero imitate. Le imprese, lo dice anche il testo del regolamento, hanno chiesto di incentivare il riciclo, non di affossare un intero comparto industriale. Non molleremo e daremo battaglia".
Favorevole alla proposta della Commissione è invece Greenpeace Italia, secondo cui "con il nuovo regolamento sugli imballaggi, la Commissione UE si posiziona sui binari giusti: il riciclo non basta, ma bisogna ridurre il consumo di plastica per fermare l’inquinamento, eliminando packaging superfluo, favorendo riuso e ricarica ed evitando il monouso”.
LE BIOPLASTICHE CAMBIANO PARTITO. Critica fino a qualche giorno fa sul regolamento, l'associazione dei produttori di bioplastiche European Bioplastics (EUBP) ha apprezzato i correttivi introdotti - in particolare l'eliminazione del divieto parziale all'utilizzo di packaging compostabili -, pur lamentando la scarsa considerazione della Commissione verso un passaggio a materie prime biobased, ritenuto necessario.
“Apprezziamo il primo quadro politico completo della Commissione sui materiali bioplastici innovativi, riconoscendo il loro potenziale per fornire reali benefici ambientali - afferma il direttore dell'associazione, Hasso von Pogrell -. EUBP, in particolare, elogia il riconoscimento dell'importante ruolo degli imballaggi in plastica compostabile per il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi in materia di rifiuti e clima. Tuttavia, ci saremmo aspettati un sostegno più forte per l'uso di materie prime biobased”.
"Purtroppo - sottolinea von Pogrell - nella comunicazione sul quadro politico per le plastiche biobased, biodegradabili e compostabili, permangono alcuni malintesi per quanto riguarda l'uso del suolo, i metodi impiegati per valutare i benefici ambientali, i presunti rischi di contaminazione incrociata dei flussi di rifiuti, nonché la biodegradabilità in diversi ambienti. Ciò ha impedito alla Commissione di abbracciare pienamente il passaggio ai prodotti biobased, che avrebbe consentito all'Europa di ridurre la sua dipendenza dalle risorse fossili e raggiungere i suoi ambiziosi obiettivi in materia di clima e circolarità".
European Bioplastics aveva chiesto - inascoltata - di equiparare il contenuto biobased a quello riciclato, misura che avrebbe aiutato a soddisfare gli stringenti requisiti minimi per alcuni tipi di imballaggio, per esempio quelli sensibili al contatto. "Dare priorità al contenuto di riciclato e al riciclo meccanico non sarà sufficiente per ridurre la dipendenza dell'UE dalle risorse fossili e per fermare l'attuale tendenza al sovraimballaggio e alla proliferazione dei rifiuti nella UE".
CONTRARIO IL MONDO DEGLI IMBALLAGGI. Confermano la profonda avversione al provvedimento gli utilizzatori (e in parte auto-produttor) di imballaggi, rappresentati a Bruxelles da Europen, che nelle scorse settimane era stata tra i firmatari di una dura lettera inviata alla Commissione europea (leggi articolo).
L'associazione definisce il nuovo Regolamento sugli imballaggi un "lavoro incompiuto". Nonostante le ambizioni dichiarate - afferma l'associazione in una nota diffusa a poche ore dalla presentazione del testo -, la proposta non riesce a portare la sostenibilità degli imballaggi a un gradino più alto. La riciclabilità o la riutilizzabilità degli imballaggi non sono sufficienti, se non vengono supportate da un sistema in grado di innescare investimenti nelle infrastrutture di riciclo e riutilizzo in tutta Europa.
Secondo il segretario generale di Europen, Francesca Stevens (nella foto), il raggiungimento dell'obiettivo di riciclabilità per tutti gli imballaggi entro il 2030 richiede sforzi concreti e collettivi, tra cui la raccolta obbligatoria e rilevanti investimenti nelle infrastrutture di selezione e riciclo. "Ignorare le funzionalità del packaging nella protezione degli alimenti e dei prodotti e nella prevenzione degli sprechi, o imporre restrizioni e divieti arbitrari, non può essere la strada da seguire".
Sempre secondo l'associazione, ricarica e riutilizzo dovrebbero esser in grado di fornire un migliore risultato ambientale in condizioni di vita reale rispetto alle alternative monouso ed essere valutati in base a criteri specifici relativi ai requisiti di igiene, salute e sicurezza alimentare. "Invece di concentrarsi esclusivamente sugli obiettivi - si legge nella nota -, la proposta avrebbe dovuto prevedere un quadro chiaro per consentire la raccolta e il riciclo obbligatori, aumentando al contempo la ricarica e il riutilizzo dove può aver senso dal punto di vista ambientale".
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