26 novembre 2024 13:35
È stato presentato oggi a Roma da Unicircular-Assoambiente il Rapporto annuale “L’Italia che Ricicla”, fotografia dell'economia circolare nel nostro paese, posta in relazione con quelle degli altri mercati europei.
Il primo dato rilevante è che il valore aggiunto del settore si attesta al 2,5% del PIL, un livello più alto della media europea che - spiegano i relatori del documento - trova conferma anche sul fronte dell’occupazione, con quasi 613mila lavoratori a tempo indeterminato, pari al 2,4% del totale a livello nazionale. Un altro dato è quello del tasso di circolarità dei materiali in Italia, pari nel 2022 al 18,7%, più alto di quello di Germania e Spagna, ma inferiore a quello della Francia.
Risultati ottenuti nonostante gli investimenti nell'economia circolare, pari allo 0,7% del PIL, siano inferiori sia alla media europea (0,8%), che a quella delle principali economie come Germania (0,9%) e Francia (0,8%). E se guardiamo agli investimenti per addetto nell’economia circolare, il valore è addirittura inferiore al periodo pre-covid.
La cattiva notizia è che a partire dal 2020, in concomitanza con la pandemia, il tasso di utilizzo di materiali riciclati nei processi produttivi ha cambiato segno, iniziando una fase di contrazione. All'aumento dei consumi, ha fatto da contraltare una riduzione dell’utilizzo di materie prime ottenute dal riciclo.
L'anno scorso, l’Italia è risultata importatrice netta di materie prime seconde per circa 8 milioni di tonnellate, un potenziale di crescita che potrebbe essere sfruttato dall’industria del riciclo, se adeguatamente sostenuta, soprattutto nei settori dell’organico, dei metalli ferrosi e non ferrosi e del vetro.
Un ulteriore dato che merita attenzione è il valore medio unitario delle materie prime seconde (MPS) importate, in media 647 euro/ton, superiore a quello dei flussi esportati (524 euro/ton) e a quello scambiato all’interno dei confini comunitari (573 euro/ton). Indicatore della dipendenza europea da paesi extra-UE per l’importazione di materie prime ad alto valore unitario, tanto vergini quanto riciclate.
Inoltre, rispetto al 2022, l'anno scorso il commercio intra-UE è diminuito per i minerali (-9%), per la carta (-8%) e per la plastica (-8%).
Se guardiamo, invece, alle esportazioni extra-UE, si osserva un aumento del +8%, con punte più alte per carta (+42%) e plastica (+15%). Se ciò ha aiutato gli impianti di riciclo in Europa a superare le difficoltà economiche causate dalla stagnazione del mercato interno - sostengono gli analisti -. ciò si traduce in una mancata occasione di utilizzo nei processi produttivi della manifattura europea.
In questo scenario, non aiuta l’andamento altalenante dei prezzi delle MPS, con un calo delle quotazioni per quasi tutte le frazioni rispetto al 2022. Così, ad esempio, nei primi sei mesi del 2024 le quotazioni per diverse tipologie di rPET sono inferiori tra il -33% e il -42% a quelle del 2022.
Oltre all'analisi, Assoambiente propone anche un piano di transizione verso un’economia circolare matura, formulato in cinque punti all'interno dell'Agenda 2030 per il Riciclo:
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