Il consorzio di riciclatori lamenta una scarsa considerazione del governo verso il tema del riciclo, mentre si trovano risorse per incentivare altri settori.
24 marzo 2011 08:39
Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo commento giunto dal Consorzio riciclatori C.A.R.P.I.
Unità d’Italia in teoria ….. e disparità di trattamenti nella pratica come sempre.
È notizia di questi giorni che gli effetti degli incentivi e dei finanziamenti elargiti dal governo, volti a favorire lo svolgimento di lavori o l’acquisto di prodotti che avessero come caratteristiche necessarie l’efficienza energetica o la sostenibilità ambientale, siano stati più positivi del previsto ed abbiamo quindi realmente fatto “girare l’economia” almeno per quel che si poteva.
Analizzando le agevolazioni concesse, salta all’occhio, il fatto che, fatti salvi gli incentivi al fotovoltaico, gli altri interventi sono tutti tesi a favorire l’acquisto (e quindi le vendite) di prodotti delle aziende tradizionali: lavatrici, auto, motocicli ecc.. Per il sostegno alle tradizionali ed immobili imprese del settore industriale italiano, il nostro governo ha speso 5,8 miliardi di euro, dietro la giustificazione di sostenere l’economia ma soprattutto di abbassare l’impatto del nostro stile di vita sull’ambiente.
Se quest’ultimo era l’intento principale, ci chiediamo perché fra i vari incentivi elargiti, e i diversi aiuti alle imprese, non ne figuri nessuno indirizzato al settore del riciclo … forse il nostro non è un settore che ha a cuore l’ambiente? Forse le imprese, che di questo comparto fanno parte, non operano quotidianamente per ridurre l’uso di materie prime non rinnovabili, partecipando anch’esse alla salvaguardia di Gaia? Forse la possibilità di fare azioni concrete a tutela dell’ambiente, spetta solo a costruttori di pannelli fotovoltaici, ingegneri del frigorifero di classe A, o meccanici delle auto “stop and start”? Tra l’altro, va sottolineato che le nostre industrie del riciclo, sono ai vertici europei per la tecnologia impiegata, sono all’avanguardia per i processi che seguono nelle loro lavorazioni, e ci sono arrivate da sole, senza l’aiuto di nessuno, ma solo grazie all’intraprendenza di chi le guida.
Ma chi ha stabilito in quali settori dovessero essere indirizzati gli incentivi, sa qual è il valore reale delle aziende della filiera del riciclo? Non solo in termini di fatturati, ma anche ambientali. Un esempio su tutti: per la produzione di 930.000 tonnellate di granulo PE-PP riciclato c’è un risparmio di 1.203.905 tonnellate di petrolio equivalente, che significa che il risparmio del riciclo rispetto alla produzione di granulo vergine è di 1,2945 tonnellate di petrolio equivalente per tonnellata di granulo riciclato.
Chi ha stanziato quei 5,8 miliardi di euro, si è ricordato che la Commissione Europea ha chiaramente dichiarato che le attività legate al riciclo saranno quelle in maggior sviluppo nei prossimi anni, e quelle su cui si dovrà necessariamente puntare per conciliare lo sviluppo economico del Vecchio Continente con le esigenze di un ambiente sempre più provato dall’azione dell’uomo?
Noi pensiamo di no, anzi, abbiamo perfino il dubbio che non siano neanche mai entrati in una delle aziende del nostro comparto, altrimenti si sarebbero resi conto che avrebbero dovuto ripartire i soldi disponibili, stanziati invece a sostegno dell’economia tradizionale (più che dell’ambiente), comprendendo anche le aziende di questo settore, che hanno già dimostrato negli anni quali vantaggi possono portare.
Comunque stiamo uniti…………..
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