A Porto Torres investimenti ENI e Novamont per riconvertire il petrolchimico a nuove produzioni.
26 maggio 2011 12:41
AGGIORNAMENTO (26.05.2011, ore 18.00): I primi dettagli del piano forniti da ENI
Si è tenuta questa mattina a Palazzo Chigi la riunione del Tavolo per la chimica verde in Sardegna, ambizioso progetto presentato da ENI e Novamont che dovrebbe portare alla riconversione del polo petrolchimico di Porto Torres verso la produzione di intermedi e monomeri ottenuti da risorse rinnovabili, in cambio della chiusura di alcuni impianti della petrolchimica tradizionale.
Firmata l'intesa. La riunione si è chiusa con lla firma del protocollo d'intesa tra Governo, enti locali della Sardegna, Eni e sindacati della chimica che prevede - si legge nella nota diffusa al termine dell'incontro -" la conversione del vecchio impianto chimico di proprietà dell'ENI in un impianto basato sulla chimica verde per la produzione di bioplastiche, biolubrificanti e additivi per gomme". "Un piano innovativo, idoneo a conquistare i mercati e a creare nuova impresa e nuova occupazione in Sardegna''. ha commentato a caldo il presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci. Il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maurizio Sacconi, sottolinea invece la "straordinaria rilevanza per la elevata dimensione finanziaria, per l’alto contenuto tecnologico, per la filiera agroindustriale che vi è interessata, per il significativo impatto occupazionale per l’intera economia dell’isola e per le induzioni che possono derivare agli altri stessi siti produttivi chimici in Italia"
Investimenti nei biopolimeri. Del progetto si conoscono solo le linee di massima. L'investimento complessivo dovrebbe attestarsi intorno ai 730 milioni di euro in 5-6 anni, cifra che comprende la riconversione e la bonifica di alcuni impianti esistenti Polimeri Europa (Gruppo ENI), la creazione di una nuova bioraffineria integrata, con sette impianti realizzati in joint-venture con Novamont (in sostituzione di quella che doveva essere costruita a Caserta), l'avvio di una centrale elettrica da 40 megawatt, alimentata a biomasse, sotto l'egida di Enipower, oltre a investimenti in infrastrutture, logistica e centri di ricerca. Per il solo polo della chimica verde sarebbero previsti 450 milioni di euro, 230 milioni per la centrale e altri 50 milioni per infrastrutture industriali e un nuovo centro di ricerca. Ulteriori 500 milioni di euro li metterebbe sul piatto Syndial per le opere di bonifica.
Tre step in sei anni. Il progetto, articolato in tre fasi, potrebbe partire - probabilmente entro quest'anno - con l'avvio del centro di ricerca e della produzione di monomeri ottenuti da risorse rinnovabili, destinati alla produzione di bioplastiche (a Terni, presso l'impianto principale di Novamont), e di bio-lubrificanti; quindi sarà la volta di bio-filler e additivi verdi per l'industria della gomma. Nella terza fase, che si concluderà nel 2016, dovrebbe sorgere un nuovo impianto per biopolimeri e sono previsti ulteriori aumenti di capacità, in particolare nei bio-monomeri..
Chiude il petrolchimico. Sembra invece segnato il futuro del petrolchimico di Porto Torres, a partire dal cracker, che sarà progressivamente smantellato e di cui si salverà solo l'impianto per gomme nitriliche. E' proprio questo scambio asimmetrico, in termini temporali, tra la dismissione degli impianti esistenti e i futuri investimenti a preoccupare i sindacati. Per questa ragione, lavoratori ed enti locali chiedono precise garanzie al governo ma soprattutto agli investitori privati, prima tra tutte la costituzione di un Comitato di controllo, sotto la guida di Cappellacci, che veda riuniti anche enti locali e sindacati. Dalla Sardegna arrivano anche richieste di garanzie sul fronte dell'occupazione e delle bonifiche delle aree dismesse.
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