26 ottobre 2011 07:04
Fallito il tentativo di rilevare l'impianto polipropilene che LyondellBasell ha deciso di chiudere a Terni (ormai smantellato), con l'obiettivo di riconvertirlo alla chimica verde, Novamont ha presentato ieri al Ministero dello Sviluppo economico un piano alternativo per la riqualificazione di una parte del polo chimico umbro, quello dismesso dalla multinazionale olandese, puntando questa volta su attività di ricerca e sviluppo. La società novarese, che produce a Terni le bioplastiche Mater-Bi, da tempo sta cercando nuove opportunità di investimento (180 milioni quelli già spesi) in un segmento, quello dei biopolimeri, atteso in forte crescita nei prossimi anni. Recente è la costituzione di una joint-venture con ENI, Matrica, volta a riqualificare alla chimica verde il polo sardo di Porto Torres.
Il progetto per Terni, che la società sottolinea aver elaborato "per spirito di servizio, nell'obiettivo di mantenere e rilanciare la vocazione chimica dell'area", prevede il coinvolgimento di altre imprese che abbiano progetti sinergici con le filiere Novamont. "Il progetto si propone di catalizzare opzioni di rilancio di una delle area storiche del sistema produttivo italiano, da decenni in difficoltà anche per la progressiva riduzione degli investimenti di R&D, utilizzando parte delle strutture LyondellBasell in via di smantellamento - si legge in una nota diffusa al termine dell'incontro -. Novamont ha confermato al MISE di aver avviato una attività di due diligence sull'insieme delle aree presenti nel polo chimico e Lyondell Basell si è dichiarata disponibile a trovare forme che permettano gli investimenti dei soggetti interessati al progetto qualora si trovi un accordo". Si tratterebbe di investimenti "ispirati ad un attività di ricerca altamente qualificata, capace di coniugare innovazione, sostenibilità ambientale, risparmio energetico e competitività di impresa".
La società guidata da Catia Bastioli sottolinea la necessità di un supporto all'innovazione di tipo "più normativo che economico", ovvero regole e leggi chiare che consentano di far partire gli investimenti privati in ricerca e sviluppo nella chimica verde; in questo senso, Novamont auspica anche che vi sia: "la volontà esplicita del settore pubblico a collaborare con le aziende per attuare un piano a sostegno della produzione di materie prime, che utilizzino risorse rinnovabili da filiere vegetali". Tra le righe si può leggere un riferimento al ddl sulla messa al bando degli shopper, che nella bozza presentata prima della pausa estiva in Consiglio dei Ministri contiene un esplicito richiamo ai materiali biodegradabili secondo le norme EN 13432 e che, di conseguenza, metterebbe fuori legge i sacchetti prodotti con oxodegradabili e affini.
Novamont, 170 addetti, 30% dei quali dedicati ad attività R&D, ha chiuso l'esercizio 2010 con un giro d'affari di 90 milioni di euro, destinando oltre il 7% del fatturato alla ricerca e sviluppo.
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