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Palmira rivive grazie alla stampa 3D

mercoledì 30 dicembre 2015

È di pochi giorni fa la notizia del Times che annuncia un nuovo progetto internazionale finanziato dall’Institute for Digital Archaeology che vedrà coinvolta anche l’Italia: ricostruire l’Arco del Tempio di Bel (sito archeologico di Palmira, Siria) con la più grande stampante 3D del mondo e posizionarlo accanto alla colonna di Nelson a Trafalgar Square durante la World Heritage Week ad aprile. Il tempio di Bel nei mesi scorsi è stato quasi completamente distrutto dalla furia iconoclasta dei miliziani dell’Isis, solo pochi elementi sono sopravvissuti. Per questo che in molti lo hanno elevato a icona della resistenza all’oscurantismo culturale degli estremisti islamici ed è diventato il fulcro di questo progetto, qualcuno dice già pronto ad essere replicato a Times Square.

Questo progetto dai tratti pacifisti di resistenza non violenta ha aperto uno spunto di riflessione nella mia mente: quali e quanti benefici possono dare la stampa 3D e la modellazione tridimensionale alle “Belle Arti” che il nostro stivale può vantare?

Le singole iniziative sono numerose e gestite quasi sempre da start-up locali nate attorno ad idee, intuizioni e conoscenze specifiche; ciò che manca probabilmente è una coordinazione a livello nazionale che parta dalla sovraintendenza e che metta in rete i possibili attori per dare vita ad un progetto ad ampio respiro.

Vi porto un esempio concreto dalla mia regione: Hi-Storia è una start-up pescarese che è riuscita ad unire applicazioni mobile e dispositivi tattili componibili stampati in 3D per valorizzare i beni culturali locali. I suoi fondatori hanno creato copie in scala di abbazie, monumenti, parchi naturali, registrato audio guide per descrivere particolari e sezioni dell’oggetto in questione. Se attivati dal sensore tattile collegato all’applicazione per smartphone o per PC restituiscono all’utente informazioni storiche, naturalistiche e curiosità dell’edificio storico o dell’opera rappresentata. Possono trarre beneficio da questo genere di iniziative le scuole, inserendole in appositi percorsi didattici che permettano agli alunni di scoprire le peculiarità ed i tesori del proprio territorio divertendosi, facendo network con altri istituti per uno scambio continuo di risorse e conoscenze. Questi modelli interattivi rappresentano una notevole risorsa anche per i musei, per offrire ai diversamente abili dei supporti in grado di completare la loro esperienza culturale.

Una società finlandese ad esempio ha lanciato recentemente il progetto “Unseen Art” volto a realizzare con stampanti 3D le copie tridimensionali delle più famose opere d’arte così che siano fruibili da ipovedenti e non vedenti; una campagna di crowfounding porrà le basi finanziarie per l’impresa e in compenso i donatori riceveranno una Monna Lisa stampata in 3D. Obiettivo? Chiunque sia in possesso di una stampante 3D potrà riprodurre celebri opere d’arte, disponibili in file 3d su piattaforme opensource.

Le idee e le iniziative quindi non mancano e possono crescere anche grazie a contributi, monetari o operativi, che ognuno nel suo piccolo può mettere a disposizione, in fondo i buoni propositi per il nuovo anno non li avete ancora scritti vero?

Nella foto: rendering dell’arco di Palmira (fonte: Institute for Digital Archaeology)

di: Elisa Feliziani
"Gli articoli in questa sezione non sono opera della redazione ma esprimono le opinioni degli autori"
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