Impianti PVC fermi a Ravenna e all'incontro al MiSE Kem One non si presenta. Venerdì l'azienda si confronta con i sindacati.
4 ottobre 2012 15:04
Coem, la società guidata da Roberto Castiglioni che ha rilevato da Vinyls Italia gli impianti PVC di Ravenna, ha avviato la produzione a giugno per fermarla nuovamente a luglio per mancanza di materia prima, il cloruro di vinile monomero (CVM).
Dopo il primo carico di 2.500 tonnellate arrivato per nave dalla Francia, tutto si è fermato e Kem One, la società nata dallo scorporo delle attività viniliche di Arkema e poi rilevata a luglio dal gruppo svizzero Klesch, non riconosce gli accordi raggiunti dall'azienda italiana con i francesi e ha sospeso le forniture, causando il fermo immediato dell'impianto dove oggi lavorano 55 addetti.
Per trovare una mediazione, il Ministero dello Sviluppo economico ha convocato ieri pomeriggio a Roma i rappresentanti di Coem, Arkema e Kem One. La prima si è seduta al tavolo, la seconda si è defilata affermando di essere uscita dal business, mentre la terza ha preferito non presentarsi alla riunione.
Roberto Castiglioni - sentito dalla nostra redazione - definisce la vicenda un vero caso diplomatico, visto il rifiuto opposto dalla società svizzera all'invito del nostro Governo, e non accetta di accollarsi responsabilità per il fermo degli impianti. "Ravenna è un polo produttivo importante con un impianto tirato a lucido che funziona bene: a giugno ha dimostrato di poter produrre PVC di qualità, ma è necessario un partner industriale che garantisca forniture continue, mancando sufficienti stoccaggi a Ravenna (i serbatoi contengono solo 4.000 ton di CVM), in precedenza rifornita direttamente da Porto Marghera". Prima di firmare l'accordo al Ministero con i Commissari di Vinyls Italia - ribadisce Castiglioni - era stato chiesto e ottenuto da Arkema l'impegno a fornire il CVM. L'uscita di scena di Otto Takken, fino al 13 settembre scorso CEO di Kem One e prima ancora responsabile in Arkema della divisione Vinyl Products, complica ulteriormente la vicenda.
Castiglioni incontrerà domani (venerdì 5 ottobre) prima i sindacati, poi il prefetto di Ravenna per illustrare le prossime mosse dell'azienda, che non ha voluto però anticiparci. Il rischio è il fermo dell'impianto e la cassa integrazione per i lavoratori; una perdita economica per l'imprenditore italiano che ha investito nel sito, salvandolo dalla chiusura; e per il paese un altro segnale del declino della chimica italiana.
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