Il Parlamento Europeo vota due risoluzioni che chiedono maggiori regole per lo sfruttamento. Respinto emendamento con divieto alle attività di fracking.
22 novembre 2012 10:30
L'estrazione di shale gas o gas di scisto sta provocando una rivoluzione industriale negli Stati Uniti, dove i minori costi energetici e la maggiore disponibilità di materie prime stanno rilanciando le attività petrolchimiche e rivitalizzando gli investimenti in cracker e impianti per olefine e poliolefine.
L'Europa si mostra invece più cauta, ondeggiando tra le opportunità di raggiungere una maggiore indipendenza energetica e i timori ambientali legati alle attività di fracking, la tecnica di frantumazione idraulica utilizzata per estrarre il gas imprigionato nelle rocce scistose, molto porose. In sintesi, si inietta sotto terra una miscela di acqua, sabbia e additivi chimici in alta pressione che frattura (fracking) gli strati, provocando la fuoriuscita del metano.
Mercoledì scorso il Parlamento Europeo ha votato due mozioni sullo sfruttamento di shale gas che raccomandano un "robusto regime regolamentare", soprattutto per le attività di fracking, respingendo allo stesso tempo il tentativo di mettere al bando a livello comunitario le attività estrattive. Si suggerisce agli stati membri cautela nella concessione di permessi per l'esplorazione di giacimenti di gas fossili non convenzionali, in attesa di nuovi studi e regolamentazioni a livello europeo.
La mozione di Niki Tzavela, approvata da Parlamento con 429 voti a favore e 129 contrari, lascia liberi i paesi membri di decidere se sfruttare o meno il petrolio o il gas di scisto. Il testo passato al Parlamento riconosce che saranno necessari ingenti investimenti per la realizzazione delle infrastrutture, ma sottolinea che questi oneri dovranno essere interamente a carico dell'industria.
La seconda mozione, presentata da Boguslaw Sonik, suggerisce una revisione delle normative comunitarie per adattarle alle nuove fonti energetiche, così come la messa a punto di regolamenti specifici per l'uso e il recupero delle risorse idriche necessarie alle attività di fracking. Dovranno inoltre essere indicate le sostanze chimiche utilizzate nelle attività estrattive, conformi alla legislazione comunitaria.
Il commissario all'ambiente Janez Poto?nik ha accolto con favore le due risoluzioni: "E' chiaro che il futuro sviluppo dello sfruttamento di petrolio e gas di scisto dipenderà dal grado di accettazione delle attività di fracking da parte dei cittadini - ha commentato -. Affrontare i rischi sanitari e ambientali sarà di fondamentale importanza per l'industria, se vorrà ottenere un ampio consenso dell'opinione pubblica e una 'licenza pubblica' per operare in Europa". Secondo Poto?nik: "Gli studi indicano che vi sono ancora alcune incertezze e lacune nella legislazione europea vigente; la Commissione intende presentare l'anno prossimo un quadro sulla gestione dei rischi, sulle carenze negli indirizzi normativi per fornire massima chiarezza e prevedibilità agli operatori e ai cittadini europei".
In Europa, importanti giacimenti di shale gas sono stati identificati in Polonia e in Ucraina, ma si ipotizza che ve ne siano di significativi anche in Austria, Francia e in Italia.
Non tutti sono però d'accordo che il fracking sia la soluzione ai problemi energetici. C'è chi mette in evidenza il rischio di inquinamento da gas delle falde acquifere; altri associano il fracking al verificarsi di microsismi, rilevati in alcune aree soggette a trivellazione, anche se non ci sono evidenze scientifiche in tal senso. Sembra invece provata l'emissione in atmosfera di quantità di metano, gas climalterante più dannoso dell'anidride carbonica, che possono sfuggire dai giacimenti.
In un recente report delle IEA - “Golden rules for a golden age of gas” - vengono indicate alcune regole da seguire per ridurre al minimo l’impatto sull’ambiente, che - se correttamente seguite – comporterebbero aggravi di costo intorno al 7%.
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