La produzione è crollata l'anno scorso del 14%, il dato peggiore dall'inizio delle serie storiche.
22 febbraio 2013 06:32
Il settore delle costruzioni consuma ogni anno poco più dell'11% delle materie plastiche trasformate nel nostro paese, ponendosi al secondo posto dopo l'imballaggio. In volume significa all'incirca 550mila tonnellate di resine, che trovano applicazione in una mirade di componenti, dai materiali isolanti espansi alle finestre in PVC, dai tubi, raccordi e cavi fino a pavimentazioni, film e rivestimenti di copertura.
Tra i settori entrati in crisi nell'ultimo biennio c'è anche quello delle costruzioni, che fino a qualche tempo fa era riuscito a limitare i danni grazie agli interventi di riqualificazione energetica, agevolati dagli incentivi fiscali. Con la riduzione del reddito disponibile delle famiglie anche questo segmento ha incominciato a mostrare un deciso rallentamento fino ad invertire la rotta.
Lo stato di difficoltà del settore è stato certificato anche dall'Istat, che valuta nel 14% il calo della produzione nelle costruzioni durante l'intero 2012, considerando sia il nuovo che gli interventi di ristrutturazione. Si tratta di un dato persino peggiore di quello del 2009, l'anno forse più drammatico della recessione internazionale (-11,4%); non solo, il -14% messo a segno nel 2012 è anche il valore più basso mai registrato dal 1995, anno di partenza delle serie storiche Istat.
L'Ance, l'associazione dei costruttori edili, lamenta che a dispetto della crisi, sono state sbloccate meno del 10% delle risorse stanziate dal Governo (o quanto meno annunciate) negli ultimi cinque anni. In altre parole, tante chiacchiere e pochi cantieri. Le ragioni per lamentarsi sono anche altre, dai ritardi di pagamento della PA agli investimenti bloccati dal Patto di stabilità (13,3 miliardi quelli degli enti locali, 4,7 miliardi per lavori già eseguiti), dal pagamento dell'Imu sull’invenduto, alle difficoltà di accedere al credito.
Ance ricorda anche i 30 miliardi di euro necessari per la manutenzione e messa in sicurezza del territorio: se iniettati nel settore potrebbero creare oltre 660mila posti di lavoro, considerando che ogni miliardo investito nell'edilizia aumenta l'occupazione di 17.000 unità, attivando un giro d'affari di circa 3,5 miliardi di euro. Fatti i conti, un piano da 30 miliardi potrebbe avere una ricaduta sul sistema economico pari a quasi 130 miliardi.
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