Il presidente dell'associazione delle bioplastiche italiane critica le obiezioni sollevate dai trasformatori europei.
8 ottobre 2013 06:45
"Gli accordi volontari non funzionano e non è vero che le bioplastiche inquinano i circuiti di riciclo dei rifiuti in plastica": il Presidente di Assobioplastiche Marco Versari respinge al mittente le critiche mosse nei giorni scorsi da EuPC, che nel rilanciare il piano ‘V-Bags Europe’ come soluzione al problema dei rifiuti plastici ha messo in dubbio la sostenibilità ambientale degli imballaggi compostabili.
Abbiamo sentito Versari per capire la posizione italiana in un dibattito che si è riacceso nelle ultime settimane, anche a livello europeo, dopo l'annuncio di una prossima direttiva sugli shopper.
Cosa c'è di sbagliato nel piano ‘V-Bags Europe’, accordo volontario per favorire la raccolta e il riciclo di sacchetti in plastica?
Il piano non è nuovo: è stato presentato un anno fa e non ha suscitato allora nessun interesse né oggi alcun risultato operativo. In Gran Bretagna, il fallimento dei sistemi volontari ha indotto il Governo a proporre l'introduzione di tasse per ridurre l'utilizzo di sacchetti usa-e-getta. Anche l'Europa, con il Green paper sui rifiuti plastici, si muove in una direzione diametralmente opposta a quella indicata da EuPC.
Può fornirci qualche anticipazione sui contenuti della proposta di direttiva UE sugli shopper?
Non abbiamo informazioni certe, aspettiamo di vedere il testo della proposta. Secondo diverse fonti, però, sembra delinearsi un modello che lascia ai singoli paesi piena libertà sulle misure da adottare per limitare il consumo di sacchetti per asporto merci monouso, attraverso strumenti di mercato che vanno dall'imposizione di tasse al divieto di commercializzazione. Mi sembra un messaggio molto forte anche riguardo al caso italiano.
Le plastiche biodegradabili avranno un trattamento di favore? La posizione di European Bioplastics sembra aprire uno spiraglio ai materiali biobased non compostabili, come i sacchetti in polietilene ottenuto da bioetanolo.
Il tema del biobased va riportato all'interno di una più ampia discussione, che vede l'Europa impegnata nello sviluppo di filiere territoriali legate alle risorse rinnovabili, non in competizione con il consumo alimentare. In questo ambito sono stati individuati diversi settori, tra i quali - per non parlare sempre di plastiche - si può citare quello dei biolubrificanti, che potrebbe generare filiere interessanti anche nel nostro paese.
Altra cosa è il fine vita dei prodotti, che dipende dai sistemi di gestione dei rifiuti ed è volto alla diminuzione dell'impatto ambientale nelle fasi di trattamento: qui entra in gioco la biodegradabilità dei materiali. Lasciamo stare il "marine litter", poiché il biodegradabile o il biobased non sono scorciatoie per ovviare alla maleducazione di chi abbandona i rifiuti in mare o nell'ambiente.
E sulla posizione di European Bioplastics in tema di esenzione dei sacchetti con un contenuto minimo di materiali biobased, non necessariamente compostabili?
La posizione di European Bioplastics è comprensibile, poiché rappresenta sia i produttori di bioplastiche biobased non biodegradabili, sia quelli di bioplastiche compostabili. La nostra posizione - come Assobioplastiche - è diversa, anche se non c'è nulla di male nel cercare di incorporare una percentuale di risorse rinnovabili nei prodotti tradizionali. Bisogna analizzare in dettaglio le filiere produttive, per valutare come vengono prodotti questi materiali e con quali materie prime rinnovabili. Va però sottolineato che, per la prima volta, European Bioplastics considera la messa al bando dei sacchetti come un'opzione percorribile.
Cosa ne pensa, invece, dell'apertura di EuPC all'utilizzo di plastiche biobased, oltre che di materiale riciclato, nella produzione di sacchetti più sostenibili?
Mi sembra curioso che il tema della concorrenza con l'uso alimentare, o del consumo di suolo ed acqua, vengano sollevati solo per le bioplastiche compostabili e non, invece, per quelle biobased non biodegradabili. Il vero tema del Libro verde sui rifiuti in plastica non è la natura delle materie prime, ma il fine vita: sotto questo aspetto, le plastiche biobased non biodegradabili si comportano esattamente come le plastiche ottenute da petrolio.
EuPC ritiene che le bioplastiche compostabili possano inquinare le filiere di riciclo della plastica, degradando la qualità del materiale rigenerato. Cosa che invece non avverrebbe con materiali biobased come il polietiliene da bioetanolo o il bioPET.
Non sono d'accordo: Conai ha condotto per due anni approfonditi studi sull'impatto delle bioplastiche nei circuiti di riciclo delle plastiche, coinvolgendo il Politecnico di Milano e il Consorzio Proplast, oltre che l'Università di Roma per le analisi di LCA, anche effettuando prove in impianti industriali, in condizioni reali, utilizzando materiale proveniente dalla raccolta. Il risultato contrasta con quanto affermato da EuPC: aggiungendo ai rifiuti plastici post-consumo fino al 10% di shopper biodegradabili la qualità del rigenerato non peggiora. Vorrei sottolineare che le prove devono essere condotte sui rifiuti post-consumo e non sulle plastiche vergini: infatti, se i test vengono eseguiti aggiungendo bioplastiche al polietilene vergine, cambiano le caratteristiche del materiale e, di conseguenza, la qualità del prodotto finito. Lo stesso vale, al contrario, per le bioplastiche se ad esse vengono aggiunte percentuali di polietilene.
Proprio in seguito ai risultati delle prove condotte da Conai, le bioplastiche rientrano a tutti gli effetti nel circuito di riciclo della plastica tradizionale e pagano il contributo ambientale previsto per la filiera
© Polimerica - Riproduzione riservata
Viale Buonarroti, 10 - 28100 Novara (NO)
Tel: 0321 398648 - Fax: 0321 398650
Web: www.leanplastic.it - Email: info@grecuconsulting.com
BioCampus Cologne - Nattermannallee, 1 - 50829 (K)
Tel: +49 221.8888.9400 - Fax: +49 221.8888.9499
Web: bio-fed.com/it/ - Email: info@bio-fed.com
Via della Merlata, 28 - 20014 Nerviano (MI)
Tel: +39 0331 587171 - Fax: +39 0331 584212
Web: www.frilvam.com/ - Email: frilvam@frilvam.com
Via Gasdotto, 25 - 36078 Valdagno (VI)
Tel: +39 0445 402438
Web: www.gpdipiazzon.it - Email: info@gpdipiazzon.it
Il portale verticale dedicato all'industria delle materie plastiche ora propone un servizio di basic assessment sui requisiti necessari per poter rispettare le normative UE.
Nel mese di luglio un percorso in tre step per identificare ed eliminare sprechi e inefficienze nella trasformazione di materie plastiche.