Incoraggianti i primi risultati del progetto di ricerca ”technoPET” avviato da Corepla, IPPR e Proplast.
14 novembre 2013 06:45
Corepla, IPPR e Proplast hanno presentato a Ecomondo i primi risultati del progetto di ricerca ”technoPET”, volto a individuare nuove applicazioni ad alto valore aggiunto per il PET floreale post-consumo proveniente da bottigiie colorate.
L’obiettivo è trasformare scaglie di R-PET colorato a basso valore aggiunto - destinate prevalentemente al settore delle fibre - in materiali in grado di sostituire tecnopolimeri a base di poliestere e PBT in applicazioni ingegneristiche.
Partendo da scaglie di PET ottenute da bottiglie colorate, i ricercatori del Consorzio Proplast hanno ottenuto alcune formulazioni caratterizzate da buone prestazioni meccaniche, termiche e di resistenza alla fiamma, che potrebbero trovare impiego nell’industria dell’arredamento, E/E ed automotive, in alternativa o in miscela con polimeri vergini.
L’R-PET floreale presenta infatti alcune caratteristiche intrinseche che lo rendono adatto a questo scopo: la viscosità è compatibile con le applicazioni finali; la presenza di pigmenti e additivi agevola la dispersione delle cariche di rinforzo; non da ultimo, il prezzo di mercato è oggi molto basso proprio perché la domanda non è elevata, diversamente dal PET trasparente, invece molto richiesto.
Le formulazioni a base di R-PET, opportunamente additivate e caricate, sono state comparate, per quanto concerne prestazioni meccaniche, termiche e stampabilità, con tecnopolimeri a base di PET caricato con 30% fibra vetro, di PET con 15% fibra vetro e ritardante di fiamma e di una lega PBT/PET.
I risultati - ha spiegato Maria Teresa Scrivani, ricercatrice Proplast - mostrano che le proprietà meccaniche sono in molti casi comparabili, soprattutto la resistenza all’impatto; quelle termiche sono adeguate e comunque migliorabili, mentre i tempi di ciclo sono ancora inferiori rispetto ai materiali scelti come benchmark (con una certa variabilità tra stampo freddo o caldo); anche in questo caso, c’è spazio per ulteriori miglioramenti, soprattutto se l’R-PET viene miscelato con resina vergine.
Il set prestazionale più interessante è stato ottenuto con PET caricato fibra vetro e additivato con ritardante di fiamma, dove le proprietà del compound contenente resina riciclata non si discostano in modo significativo da quelle del compound a base di PET vergine.
In sintesi, ha concluso Scrivani, non esistono limiti tecnologici all’utilizzo di R-PET floreale come base per materiali ad alto valore aggiunto e si possono ottenere, mediante opportuna additivazione, prestazioni comparabili con quelle dei tecnopolimeri a base di PET e PBT, con costi significatamente più bassi (anche di 2-3 volte), ma c’è ancora da lavorare sul ‘fine tuning’ della formulazione per ridurre i tempi di ciclo, da eseguirsi in funzione del manufatto da stampare.
A conclusione delll’incontro è intervenuto Andrea Squeri di Taroplast, che ha illustrato le potenzialità dell’R-PET in alcuni settori applicativi, in particolare automotive ed elettrodomestici.
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