Passa a larga maggioranza la proposta Auken messa a punto dalla Commissione Ambiente lo scorso 10 marzo [aggiornato]
16 aprile 2014 12:43
Con un giorno di anticipo rispetto all'agenda dei lavori, il Parlamento Europeo ha votato oggi la relazione Auken sulla proposta della Commissione Europea di ridurre l'uso di sacchetti in plastica leggeri attraverso una modifica della Direttiva Imballaggi. La bozza portata in aula dalla europarlamentare verde, già votata in Commissione Ambiente il 10 marzo scorso, è stata approvata con 539 voti a favore, 51 contrari e 72 astensioni. Il Parlamento ha anche respinto tutti gli emendamenti presentati, volti a modificare o limitare la portata del provvedimento, che introduce una deroga all'art.18 della Direttiva che tutela la libera circolazione degli imballaggi all'interno della UE.
La norma, passata oggi in prima lettura, è diversa da quella iniziale elaborata dalla Commissione Europea. In particolare, fissa gli obiettivi di riduzione del consumo di shopper, rispetto ai valori 2010, che i paesi membri dovranno raggiungere: un taglio del 50% entro tre anni e dell'80 % entro cinque. Per raggiungere questo ambizioso traguardo, i governi potranno fare ricorso a imposte, tasse, restrizioni, fino ad arrivare a veri e propri divieti di commercializzazione, come già previsto in Italia.
"I deputati oggi hanno votato per rafforzare in modo significativo i progetti di norme comunitarie volte a ridurre l'uso dei sacchetti di plastica, in particolare per includere obiettivi obbligatori europei di riduzione e l'obbligo di far pagare per i sacchetti di plastica un costo – ha commentato la relatrice Margrete Auken (foto a sinistra) -. Come hanno dimostrato i paesi che hanno già iniziato questo processo, ridurre drasticamente il consumo di questi sacchetti è un obiettivo facilmente raggiungibile con una politica coerente".
La norma prevede che i sacchetti di plastica utilizzati per avvolgere alimenti come frutta, verdura e dolciumi, con spessore sotto i 10 micron, dovranno essere sostituiti entro entro 5 anni dall’applicazione della direttiva. con sacchetti di carta riciclata o sacchetti biodegradabili e compostabili.
In caso di tassazione - e non di bando - l’imposizione fiscale dovrà essere sufficientemente elevata da garantire il raggiungimento dei target di riduzione stabiliti. Inoltre, per evitare distorsioni e aggiramenti della direttiva, è previsto che i sacchi riutilizzabili non possano costare meno di quelli usa e getta.
“Un risultato ottenuto anche grazie al voto compatto degli europarlamentari italiani”, commenta a caldo da Strasburgo Marco Versari, Presidente
di Assobioplastiche, l'associazione di filiera delle bioplastiche.
In caso di approvazione definitiva, l'Italia si troverebbe già in linea con il primo step, che prevede una riduzione del 50% dei sacchetti entro i primi tre anni: grazie alla messa al bando entrata in vigore nel 2009, il consumo di shopper in plastica nel nostro paese è passato dalle circa 180.000 tonnellate del 2010 a quasi 90.000 tonnellate l'anno scorso (dati Plastic Consult).
Assobioplastiche ritiene che l’adozione della normativa votata oggi dal Parlamento Europeo sia destinata a creare importanti opportunità occupazionali in tutta l’Unione, stimate in 100.000 posti di lavoro nell’arco dei prossimi cinque anni grazie all’attivazione di una filiera virtuosa ispirata ai principi dell’economia circolare.
“Sugli shopper e a difesa dell’ambiente l’Europa si allinea all’Italia, che è stata battistrada nel mettere al bando i sacchetti di plastica non biodegradabili”, ha commentato il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti (fotoa destra). “Quella del nostro paese - ha aggiunto - è stata una battaglia di avanguardia vincente che ci ha portato nel 2011 a vietare l’uso dei sacchetti di plastica inquinanti. Una legge che ha consentito di contrastare una fonte di inquinamento del territorio e del mare dagli effetti gravi anche sulla fauna, specie quella ittica".
“Oggi - ha concluso il minsitro- il ‘modello italiano’ diventa modello europeo dando una mano all'ambiente e stimolando la filiera della chimica verde alla produzione e alla ricerca sui sacchetti di matrice organica, che rappresentano un'altra delle sfide virtuose della green economy".
“Questo pronunciamento rappresenta una svolta storica perché per la prima volta il Parlamento Europeo si esprime in modo chiaro per l’introduzione di un modello regolamentare finalizzato a minimizzare la produzione di rifiuti e nello stesso tempo incentivare modelli che mimano i sistemi biologici e mantengono in circolo le risorse utilizzate – commenta Catia Bastioli, Amministratore Delegato di Novamont -. Il modello trae origine dallo sviluppo virtuoso della filiera del compost di qualità da rifiuto municipale, raccolto in modo differenziato porta a porta, e dall’evoluzione della ricerca e innovazione del settore delle bioplastiche biodegradabili. Le connessioni tra questi due sviluppi, verificatesi negli anni, ha messo in moto una serie di comportamenti virtuosi e di iniziative di collaborazione tra svariati interlocutori (imprese, istituzioni, enti di ricerca, associazioni di settore, amministrazioni) generando un tessuto connettivo ideale per promuovere un cambiamento di modello economico con al centro l’uso efficiente delle risorse”.
La norma votata oggi non è ancora legge. Il testo tornerà alla Commisisone Europea per un ulteriore esame, molto probabilmente sotto il semestre di presidenza italiana, prima di riapprodare a Strasburgo per la votazione finale.
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