La bozza licenziata dal Parlamento europeo deve ora affrontare il vaglio di Bruxelles. E qualcosa potrebbe cambiare….[aggiornato]
27 maggio 2014 14:23
La bozza di modifica della direttiva su imballaggi e rifiuti da Imballaggio (94/62/CE) approvata dal Parlamento Europeo il 16 aprile scorso fissa obiettivi per la riduzione del consumo dei sacchetti usa-e-getta in plastica del 50% entro tre anni e dell’80 % entro cinque.
La scelta delle misure da adottare per raggiungere questi obiettivi è demandata ai singoli paesi membri che - secondo la bozza - potranno anche introdurre divieti alla vendita, in deroga all’art.18 della Direttiva che tutela la libera circolazione degli imballaggi nei paesi membri.
Proprio questo aspetto, legato alla libera circolazione delle merci in ambito comunitario, è quello che potrebbe creare qualche problema in sede di Consiglio d’Europa, chiamato a prendere una decisione sulla bozza di modifica, prima che questa torni in Parlamento.
Il testo di compromesso presentato dalla presidenza greca del Consiglio d’Europa introduce infatti qualche paletto alla possibilità di scavalcare l’art. 18. Si legge infatti all’art.4: “[…]Queste misure possono includere l’uso di obiettivi nazionali di riduzione, strumenti economici e restrizioni di mercato in deroga all’articolo 18 di questa Direttiva, a condizione che queste restrizioni siano proporzionate e non discriminatorie. Dette misure possono variare sulla base degli impatti ambientali dei sacchetti leggeri in plastica che vengono smaltiti, della loro durabilità o dei loro specifici usi.”
In altre parole, non viene abbandonata la possibilità di derogare all’art.18, ma si chiede che le restrizioni siano proporzionate e non discriminatorie, lasciando così spazio a interpretazioni e possibili contestazioni.
Sempre secondo la bozza di compromesso, anche l’entità delle misure economiche eventualmente introdotte non potrà essere decisa a completa discrezione degli Stati, ma dovrà basarsi sulle esternalità ambientali, come i costi di gestione dei rifiuti, al fine di promuovere ulteriori soluzioni ambientalmente sostenibili.
Secondo quanto riporta Federazione Gomma Plastica, osservazioni sulla proposta del Parlamento Europeo sono state fornite dalle delegazioni di altri paesi membri, con posizioni diverse.
Il più critico alla Direttiva ’taglia-shopper’ sembra essere il Belgio, che esprime preoccupazione in merito agli impatti delle plastiche biodegradabili e biobased: “in larga parte sconosciuti e fonte di dibattito”. Inoltre, si chiede di valutare il valore ambientale aggiunto e l’efficacia di soluzioni alternative ai sacchetti tradizionali prima di una loro eventuale introduzione sul mercato.
La delegazione belga esprime particolare scetticismo sui benefici per il marine littering dalla sostituzione delle plastiche tradizionali con quelle biodegradabili. Per questi motivi chiede alla Commissione di procedere, entro il 2015, ad una valutazione degli impatti di questi materiali su processi di riciclo, compostaggio, gestione del fine vita, oltre agli impatti socio-economici, sull’inquinamento idrico e accumulo di rifiuti plastici nei mari e sul comportamento dei consumatori (abbandono di rifiuti nell’ambiente). Una relazione su questi temi andrebbe predisposta entro la fine del 2015, per essere sottoposta al Parlamento e al Consiglio europeo, eventualmente accompagnata da una proposta legislativa.
Con riguardo agli emendamenti proposti dal Parlamento europeo, il Belgio si dichiara d’accordo con l’introduzione di misure economiche per ridurre il consumo di sacchetti leggeri alla luce dei target fissati dalla UE, ma ritiene che i sacchetti compostabili o biodegradabili non debbano essere esentati dallo scopo della Direttiva. E anche favorevole al bando delle sostanze oxo-degradabili e di quelle pericolose dai sacchetti in plastica.
La Danimarca concorda sull’individuazione di obiettivi di riduzione a livello comunitario, così come sul bando delle sostanze oxo-degradabili e di quelle pericolose dalle plastiche. Appoggia anche la proposta belga di investigare ulteriormente gli impatti dei materiali biodegradabili e biobased. I sacchetti oggetto di restrizione dovrebbero essere quelli con spessore inferiore a 50 micron, esclusi i sacchetti leggerissimi per i generi alimentari (<10 micron).
Spagna e Finlandia hanno presentato una proposta congiunta che chiede di inserire negli obiettivi di riuduzione anche i sacchetti con spessore superiore a 50 micron, se non espressamente progettati per il riutilizzo. Questo dovrebbe essere garantito per almeno 30 cicli di impiego. Dovrebbero invece essere esentati i sacchi per il contatto alimentare con spessore inferiore a 10 micron.
La Croazia esprime preoccupazione circa gli impatti economici delle misure proposte. Ritiene che gli obiettivi di riduzione dei sacchetti di plastica leggeri non debbano essere raggiunti tramite soluzioni drastiche come un bando, ma, piuttosto, tramite misure di tassazione ed appropriati sistemi di gestione dei rifiuti, che comprendano anche campagne di sensibilizzazione. Per la delegazione croata i sacchetti oggetto di restrizione dovrebbero avere uno spessore compreso tra i 20 e i 35 micron.
Per quanto riguarda i tempi, non è stato fissato un termine per la messa a punto della proposta di modifica da parte del Consiglio d’Europa, anche se con tutta probabilità il confronto non si esaurirà sotto la presidenza greca, ma continuerà sotto quella italiana, a partire dal 1 luglio 2014, il cui orientamento è senza dubbio favorevole alla messa al bando degli shopper non biodegradabili, in quanto già vigore nel nostro paese. Una riunione dei Ministri dell'ambiente UE è prevista il 12 giugno 2014, durante la quale sarà fatto il punto sul dibattito in corso.
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