In progetto modifiche al cracker di Teesside, nel Regno Unito, per utilizzare gas al posto di virgin-nafta.
22 agosto 2014 07:32
Dopo Ineos, anche Sabic si lancia nell’avventura dello shale gas, il gas da scisto a basso costo che in America sta innescando un nuovo rinascimento industriale, con il ritorno sul suolo americano di produzioni manifatturiere delocalizzate all’estero negli anni scorsi.
Il gruppo saudita ha infatti annunciato un piano di ammodernamento del cracker per etilene di Wilton, Teesside, nel Regno Unito, per poterlo alimentare con etano a partire dal 2016. L’obiettivo è rendere l’impianto competitivo nel medio-lungo termine, riducendo i costi di produzione delle olefine e di altri derivati destinati alla formulazione di materie plastiche.
L’impianto britannico, rilevato da Sabic nel 2006, produce attualmente 865mila tonnellate annue di etilene, 400.000 t/a di propilene e 100.000 t/a di butadiene. Nello stesso sito è in funzione un impianto LDPE da 400.000 tonnellate annue.
La strada verso lo sfruttamento in Europa di shale gas importato dagli USA (e, in prospettiva, estratto anche in Europa) è stata aperta da Ineos, che sta creando un’infrastruttura logistica da 600 milioni di dollari basata su navi gasiere dedicate e impianti di stoccaggio gas presso il porto di Anversa e le raffineria di Grangemouth in Scozia e di Rafnes, in Norvegia. Di recente, il gruppo chimico svizzero ha acquisito anche licenze per l’esplorazione di giacimenti intorno Grangemouth, approfittando dell’apertura del Governo inglese verso lo sfruttamento dello shale gas sul territorio britannico.
Anche Borealis si sta muovendo sulla stessa strada, adattando il cracking di Stenungsund, in Svezia, per utilizzare gas in luogo dei più costosi feedstock petroliferi.
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