Audizione alla Commissione Ambiente del Senato. Per il presidente di AGCM i consorzi dovrebbero operare in via sussidiaria, per il recupero dei materiali meno riciclabili.
7 novembre 2014 08:04
Il Presidente dell’Autorità garante per la concorrenza e il mercato (AGCM) Giovanni Pitruzzella è stato ascoltato ieri dalla Commissione Ambiente del Senato nel corso delle audizioni sul tema dei “profili concorrenziali della gestione dei rifiuti solidi urbani, anche con riferimento alle attività dei consorzi per la raccolta”.
In attesa dei risultati dell’indagine conoscitiva disposta dall’Antitrust sul mercato della gestione dei rifiuti solidi urbani, Pitruzzella ha suggerito di favorire una maggiore concorrenza nella gestione dei rifiuti urbani, dalla raccolta alla fase del riciclo, per ottenere vantaggi non solo di tipo ambientale ma anche economico a favore dei cittadini consumatori.
Per quanto concerne l’organizzazione e il finanziamento del riciclo della frazione differenziata degli RSU, l’Antitrust riconosce “l’utilità che i consorzi obbligatori (Conai e consorzi di filiera) hanno avuto nella fase iniziale di realizzazione di un moderno sistema di gestione dei rifiuti”. Ma, secondo Pitruzzella, è necessaria una verifica di questo comparto - e soprattutto il monopolio nel riciclo dei rifiuti da imballaggio - per agevolare l’organizzazione di “strutture pluralistiche”, anche in considerazione delle differenze che esistono fra le varie filiere. “I tempi – ha dichiarato in Commissione Pitruzzella – sembrerebbero maturi per la configurazione di un sistema in cui i consorzi operino in via sussidiaria, nell’ambito dell’avvio a recupero di quei materiali che presentano il minor tasso di riciclabilità”.
Tre le criticità segnalate dal presidente dell’AGCM. La prima attiene ai modelli di affidamento del servizio di raccolta, svolto in regime di monopolio legale su concessione dell’ente locale responsabile. Secondo l’Authority: “l’affidamento di un servizio pubblico mediante gara costituisce lo strumento privilegiato rispetto agli altri, poiché consente il corretto funzionamento del mercato”.
Un altro punto critico riguarda “i rischi di un’estensione del monopolio legale dalla fase a monte della raccolta a quella a valle del recupero e dello smaltimento”. Per Pitruzzella “una gestione non (necessariamente) integrata delle differenti fasi della filiera ambientale consentirebbe di valorizzare le caratteristiche industriali di ciascuna”, favorendo una riduzione del costo del servizio in monopolio.
La terza criticità è nella definizione “orizzontale” del perimetro della raccolta, e in particolare nella “assimilazione” dei rifiuti speciali (provenienti da superfici private) ai rifiuti urbani. L’Authority contesta un “eccessivo ricorso” dei Comuni a questa prassi, in grado di determinare “rilevanti squilibri concorrenziali” con una “ingiustificata estensione dei diritti di esclusiva concessi ai soggetti affidatari dei servizi pubblici locali”.
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