La gestione dei rifiuti vale in Italia 34 miliardi di euro. I principali dati del rapporto “L’Italia del Riciclo”.
9 dicembre 2014 07:52
Quanto vale il settore della gestione dei rifiuti in Italia? Una risposta viene dal rapporto “L’Italia del Riciclo”, promosso e realizzato da FISE Unire (l’Associazione di Confindustria che rappresenta le aziende del recupero rifiuti) e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.
Il giro d’affari è stimato in 34 miliardi di euro e cresce di anno in anno: nell’ultimo lustro l’occupazione è aumentata del 13% e il numero di aziende del 10 percento: una galassia di novemila imprese, soprattutto di piccole dimensioni (meno di 10 addetti), anche se aumenta il peso delle società di capitali. Il 94% delle realtà di questo settore svolge attività di recupero. In termini di valore aggiunto, i rifiuti valgono circa 8 miliardi di euro, oltre mezzo punto di PIL.
Nel 2013, raccolta e riciclo di imballaggi non si sono fermati (+1% in termini assoluti), nonostante la riduzione dei consumi delle famiglie e della produzione industriale. Nel complesso, sono state recuperate 7,6 milioni di tonnellate contro le 7,562 del 2012 e le 7,511 del 2011.
Più complessa l’analisi delle altre filiere. Sono in calo in quantitativi di materiali ottenuti dalla bonifica e dalla demolizione di veicoli fuori uso avviati a reimpiego, riciclo e recupero di energia così come la raccolta pro-capite media nazionale di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche - notano i ricercatori -. Per il recupero dei rifiuti inerti da costruzione e demolizione (39,8 milioni di tonnellate, pari a un tasso di recupero del 69%), l’incompletezza dei dati disponibili sulla produzione reale degli stessi non consente di valutare il concreto raggiungimento dell’obiettivo (70%), mentre per la raccolta dei tessili (nel 2013 110.900 tonnellate, pari a una media nazionale di 1,8 kg/ab) c’è ancora molto spazio per ulteriori incrementi.
Secondo Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile: “Il riciclo dei rifiuti in Italia potrebbe crescere, generando nuovi investimenti e nuova occupazione, con norme più chiare, certe ed efficaci a partire da quelle, attese da anni, che indichino con precisione a quali condizioni un rifiuto sottoposto ad un trattamento di recupero cessa di essere un rifiuto e diventa un prodotto”.
E aggiunge: “In attesa dei regolamenti europei che richiederanno tempo e saranno parziali, si dovrebbe procedere con un Decreto del Ministro dell’Ambiente, sul modello del DM 5.2.98, che stabilisca caratteristiche e condizioni almeno per tutte le tipologie di rifiuti non pericolosi che possono essere sottoposti ad un recupero completo, che consentano di arrivare alla cessazione della qualifica di rifiuto (End of waste) applicando i criteri comunitari . Il testo di questo decreto ministeriale, data la sua vastità, può essere preparato in tre mesi da una commissione tecnica ad hoc e con una rapida consultazione di tutte le categorie interessate”.
Il rapporto dedica un capitolo al settore delle materie plastiche. Per quanto riguarda gli imballaggi, l dati sono quelli del 2013 forniti da Corepla: a fronte di un immesso al consumo di poco più di due milioni di tonnellate (-0,4%), sono state raccolte dal Consorzio 769.000 tonnellate di rifiuti (+11%) e riciclate 430.000 ton (+6%) rispetto al 2012. Considerando anche gli operatori indipendenti (360.000 t), il riciclo di imballaggi in plastica sale a 789.000 tonnelate (+2%). Altre 753mila tonnellate di rifiuti plastici sono state avviate a recupero energetico (37% dell’immesso al consumo). Nel complesso, quindi, la percentuale di rifiuti in plastica che non finisce in discarica ma viene recuperato (riciclo meccanico + energetico) si attesta al 75%, pari a 1,54 milioni di tonnellate.
L’anno scorso è aumentato anche il recupero dei pneumatici fuori uso (PFU): si tratta di 317.319 tonnellate, in crescita dell’8% sull’anno precedente (293.000 t). Da questi rifiuti sono state recuperate 136.014 tonnellate di materie prime, di cui 106.500 tonnellate di gomma, 29.419 t di acciaio e 95 t di tessile. Gli utilizzi principali delle materie recuperate dagli pneumatici fuori uso riguardano la realizzazione di superfici sportive (campi da calcio e superfici elastiche), manufatti e isolanti per l’edilizia e gli asfalti.
Gli PFU avviati a recupero energetico nel 2013 sono pari a 180.623 tonnelate.
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