15 giugno 2016 08:23
I cittadini inglesi sono chiamati a votare il prossimo 23 giugno la permanenza o l’uscita dall’Unione europea, la cosiddetta Brexit; evento - quest’ultimo, giudicato dall’associazione della chimica tedesca, VCI, un segnale disastroso per l’economia europea e una pessima notizia per l’industria chimica da una parte e l’altra del Canale della Manica
“Speriamo che una netta maggioranza degli elettori britannici scelga di rimanere nella UE - commenta il presidente di VCI e CEO di Bayer, Marijn Dekkers -. Soprattutto ora, nel momento in cui l’economia in Europa sta registrando una timida ripresa, l’uscita dall'Unione europea sarebbe un segnale negativo per lo sviluppo economico".
IMPORT-EXPORT. In caso di Brexit - rileva VCI - si verificherà nel medio termine un indebolimento delle esportazioni tedesche di chimica e farmaceutica verso la Gran Bretagna e un calo degli investimenti diretti su entrambe le sponde della Manica. Nel 2015, l’export settoriale tedesco verso il Regno Unito ha raggiunto un valore di 12,9 miliardi di euro, pari al 7,3% delle esportazioni totali, mentre l’import si è attestato intorno a 5,6 miliardi.
Non solo: oltremanica sono presenti 63 filiali di aziende chimiche tedesche che occupano 6mila addetti per un fatturato di 4,1 miliardi di euro, mentre gli investimenti tedeschi nel paese valgono circa 1,6 miliardi, contro i 2 miliardi di euro investiti dalle compagnie chimiche britanniche in Germania.
PIÙ DANNI PER GLI INGLESI. Secondo VCI, gli effetti più gravi della Brexit saranno sostenuti dagli stessi inglesi, ma l’effetto sul prodotto interno lordo e le esportazioni colpiranno tutti i paesi europei, senza contare le ripercussioni finanziarie di una svalutazione della sterlina, che potrebbero creare effetti domino su tutte le piazze del vecchio continente.
E L’ITALIA? La Gran Bretagna è un importante partner anche dell’industria chimica italiana. Secondo i dati Federchimica, è il quinto paese per destinazioni delle nostre esportazioni chimiche (esclusa farmaceutica), pari al 4,5% delle vendite all’estero (27 miliardi di euro).
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