6 luglio 2016 07:48
Quercetti, rimasto tra i pochissimi produttori nazionali di giocattoli in plastica, ha raddoppiato nei primi sei mesi di quest’anno la produzione dei chiodini per la realizzazione di mosaici colorati lanciati a Torino oltre 60 anni fa. E oggi, nonostante l’avvento dei giochi elettronici, tablet e smartphone, l’azienda continua a produrli nella fabbrica torinese e a venderli in tutto il mondo.
CONTATORE ONLINE. Come si può vedere in tempo reale nel sito dell’azienda, sono oltre 1,1 miliardi i pezzi prodotti dal 1 gennaio di quest’anno, contro il miliardo di chiodini realizzati nell’intero 2015, a suo tempo un record. E la società piemontese prevede di chiudere il 2016 sopra i due miliardi di unità.
Merito anche della nuova linea Pixel Art, pensata per un pubblico nuovo e inusuale per il mercato del giocattolo: gli adulti; che sono poi i bambini degli anni ’60, ’70 e ’80 cresciuti con i chiodini Quercetti. In questo caso i chiodini sono più piccoli, forniti in 6 colori: inseriti nelle tavolette traforate danno vita a ritratti, paesaggi, opere d’arte o riproduzioni di foto e scatti da personalizzare come si desidera, nel taglio, nei colori e nelle dimensioni.
INVESTIMENTI IN STAMPI. Per far fronte alla nuova domanda, le macchine di stampaggio ad iniezione, una trentina in tutto (da 15 a 350 tonnellate), lavorano senza sosta e producono chiodini 24 ore su 24, in media 6 milioni al giorno . spiega l’azienda -. Negli ultimi 2 anni la produzione è triplicata, anche grazie ad investimenti in nuovi stampi, realizzati internamente: l’ultimo, in fase di perfezionamento nell’attrezzeria Quercetti, consentirà di stampare mille chiodini da 4 mm di diametro ogni 15 secondi.
MADE IN ITALY. A distanza di cinquant'anni, nonostante la delocalizzazione di molte aziende, ogni chiodino Quercetti viene prodotto in Italia, dove l’azienda ha un controllo diretto dell’intera filiera produttiva. Tutto il lavoro, a partire dalla progettazione del giocattolo fino al confezionamento del prodotto finito è interamente realizzato nello stabilimento di Torino. L’intero ciclo di produzione, concept, prototipazione, sviluppo, costruzione stampi, stampaggio, confezionamento, spedizione è svolto in Italia con manodopera residente, sviluppando un indotto sul territorio.
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