25 maggio 2017 07:50
Anche grazie a investimenti effettuati negli ultimi due anni negli stampi e nei reparti di stampaggio ad iniezione, Quercetti & C. ha chiuso l’esercizio 2016 con vendite intorno a 9,5 milioni di euro, in crescita del 22%, e una produzione di un miliardo e 600 milioni di chiodini in plastica (+50%), il principale prodotto della fabbrica torinese specializzata in giocattoli educativi. La linea di prodotti Pixel Art, sorella maggiore dei famosi chiodini è la principale responsabile di questo risultato, con un +58% di vendite.
Per ottenere questi numeri, le trenta presse ad iniezione con forza di chiusura da 15 a 350 tonnellate lavorano senza sosta e producono chiodini 24 ore su 24, in media 6 milioni al giorno. Quercetti, infatti, è una delle poche aziende italiane del giocattolo a non aver delocalizzato la produzione in Asia: ogni chiodino è prodotto nello stabilimento torinese, dove l’azienda ha un controllo diretto dell’intera filiera produttiva, dalla progettazione del giocattolo fino al confezionamento del prodotto finito, compresa la prototipazione, la costruzione degli stampi e lo stampaggio ad iniezione.
L’anno scorso l’azienda ha anche avviato un processo di diversificazione con l’introduzione di materiali diversi dalla plastica (che Quercetti trasforma dagli anni ‘50): a febbraio ha visto la luce una linea di giocattoli in cartoncino, in estate è stata la volta di “Green”, kit gioco per creare un orto in balcone, dove i materiali principali sono terriccio e sementi, mentre sotto Natale ha debuttato la prima linea di giocattoli in legno. Nuovi materiali, ma la filosofia dell’azienda torinese non cambia: niente elettricità, cavi o touch screen nel catalogo, solo giocattoli che funzionano a “Energia Bambino”.
Risultati che risentono anche del miglioramento della situazione economica: dopo anni di stagnazione, nel 2016 il mercato del giocattolo è cresciuto del nostro paese del 5%, raggiungendo un giro d’affari di 1,8 miliardi di euro.
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