11 ottobre 2018 09:00
Il colosso statunitense del beverage PepsiCo ha annunciato nei mesi scorsi un ambizioso programma di sostenibilità ambientale che prevede, tra l’altro, l’impegno ad utilizzare entro il 2030 il 50% di PET riciclato nelle bottiglie di plastica per le bevande distribuite in Europa con i propri marchi, contro il 13% attuale, arrivando ad utilizzare fino a 50mila tonnellate annue di poliestere rigenerato al posto di quello vergine. Una maggiore quantità di riciclato sarà introdotta progressivamente anche nelle bottiglie distribuite a livello globale.
Per raggiungere questo obiettivo, PepsiCo ha deciso di non affidarsi solo al riciclo meccanico, ma di esplorare anche la strada del riciclo chimico, siglando un accordo di fornitura pluriennale con la società canadese Loop Industries, che ha messo a punto un processo di depolimerizzazione di rifiuti plastici da imballaggio e fibre. In particolare, le forniture di Loop PET arriveranno a partire dai primi mesi del 2020 da un impianto statunitense, ancora da costruire.
In estate, accordi di fornitura erano stati sottoscritti da Loop Industries anche con L’Oréal Group (leggi articolo) e da Evian (leggi articolo), marchio di acque minerali del gruppo Danone, mentre risale a qualche giorno fa l’accordo di joint-venture raggiunto con Indorama Ventures per la produzione e commercializzazione di resine ottenute mediante il processo di depolimerizzazione Loop. Sarà costituita a questo scopo una società detenuta in parti uguali dai due partner, che deterrà una licenza esclusiva a livello mondiale per utilizzare la tecnologia Loop, con l’obiettivo di avviare nuovo impianto per la produzione di PET rigenerato e fibre poliestere nel primo trimestre del 2020, attraverso un investimento nell’ordine di qualche miliardo di dollari (leggi articolo). Impianto che probabilmente - alla luce dell’accordo siglato con PepsiCo - sarà realizzato in Nord America.
La tecnologia messa a punto da Loop Industries si basa sulla depolimerizzazione chimica dei rifiuti di PET e poliestere proveniente - oltre che da imballaggi variamente colorati e additivati - anche da fibre e tessuti, che vengono riportati ai monomeri di partenza, dopo aver eliminato dal flusso residui e contaminanti compresi pigmenti, additivi e altri polimeri (grafico sotto).
I monomeri possono quindi essere polimerizzati in un nuovo poliestere che possiede le stesse caratteristiche di quello vergine convenzionale, senza degradazione delle proprietà, come invece avviene con il riciclo meccanico, con una qualità conforme ai requisiti FDA per impiego a contatto con alimenti.
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