26 ottobre 2018 14:59
Il voto favorevole del Parlamento europeo, espresso il 24 ottobre scorso, non segna la fine dell’iter di approvazione della direttiva UE sulla restrizione per alcuni articoli monouso in plastica, ma è senza dubbio una tappa importante, quanto meno sul piano politico.
Rispetto alla proposta presentata dalla Commissione europea, il testo approvato dal Parlamento (leggi articolo con dettagli sulla manovra) - inviato all'esame del Consiglio dei ministri UE - amplia l’elenco dei prodotti da mettere al bando, che ora comprende anche articoli in plastiche oxodegradabili e i contenitori in EPS per fast-food, ma non i sacchetti ultraleggeri, che la Commissione Ambiente aveva inizialmente incluso. Misura che avrebbe causato un danno all’industria delle bioplastiche, che in Italia e in Francia ha negli ultraleggeri un importante mercato di sbocco.
CHI É PRO. A favore del provvedimento, oltre alla maggioranza degli eurodeputati che ha votato il provvedimento, ci sono le associazioni ambientaliste e, nel nostro paese, anche il Ministro dell’Ambiente Costa, che non nasconde la sua avversione per i monouso in plastica, battaglia che ha portato anche dentro al suo ministero con il programma 'plastics free'.
Favorevoli anche il Movimento 5 Stelle, mentre Forza Italia - attraverso la capogruppo al Parlamento Europeo, Elisabetta Gardini - si è battuta fino all'ultimo contro l’approvazione del testo in plenaria (leggi articolo). Non pare esserci una posizione ufficiale da parte di Lega e PD, anche se alcuni eurodeputati di questi schieramenti hanno mostrato un certo scetticismo (leggi articolo).
Tra i più convinti della bontà della messa al bando degli articoli monouso in plastica c’è il WWF, che definisce il pronunciamento del Parlamento europeo: "un primo e importantissimo passo per cercare di arginare gli effetti di un materiale che è diventato il killer dei mari”. L’associazione ambientalista chiede quindi al Consiglio dei ministri dell'Ambiente europei e alla Commissione di "concludere i passaggi necessari a breve e sicuramente entro l’anno”. E definisce "una occasione persa" la mancata indicazione nell’etichetta della qualità di “prodotto uso e getta”.
Anche Legambiente accoglie con favore il voto del Parlamento europeo, ma rivendica l’importanza delle bioplastiche (che non sono state esentate dal bando) nello sviluppo dell'economia circolare, compresa la filiera dei rifiuti organici e del compostaggio, di cui il nostro paese è leader in Europa. Secondo il Presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani: "L’Europarlamento si è impegnato a lavorare per un accordo in prima lettura con il Consiglio, in modo da consentire l’approvazione della direttiva prima delle prossime elezioni europee del maggio 2019. Ora la palla passa ai governi nazionali che devono dimostrare altrettanta determinazione per raggiungere un accordo ambizioso tra Consiglio e Parlamento”.
CHI È CONTRO. Criticano non il principio in sè, ma il contenuto del provvedimento i produttori e i trasformatori di materie plastiche, pur con sfumature diverse.
Per PlasticsEurope Italia (Federchimica) - che rappresenta i produttori italiani di materie plastiche -, si tratta di “una misura sproporzionata, che non risolve il grave problema dei rifiuti in plastica in mare e danneggia l’industria italiana”, principale produttore europeo di stoviglie monouso in plastica. L’Associazione esprime infatti "profonda preoccupazione" per gli effetti del bando sulla filiera dell’industria delle plastiche in Italia, che fattura 1 miliardo di euro, 2,3 miliardi con l’indotto, e occupa 2.000 addetti diretti e 8.500 indiretti. Inoltre, PlasticsEurope Italia critica il provvedimento anche sotto l’aspetto dell'igiene alimentare, in particolare per quanto concerne piatti e posate, e chiede quindi una tempestiva valutazione da parte di EFSA (l’autorità europea per la sicurezza alimentare). Per questo motivo, l’associazione auspica che le prossime discussioni istituzionali possano portare a sostanziali modifiche del testo.
Da Bruxelles, PlasticsEurope - in rappresentanza dei produttori europei di plastiche - solleva anche un altro problema: “Temiamo - si legge in una nota - che le misure votate oggi finiranno per essere impraticabili e rischiano di ostacolare la corretta attuazione e applicazione della direttiva, lasciando aperta la porta a interpretazioni da parte delle autorità nazionali e da chi gestisce il ciclo dei rifiuti, che porteranno inevitabilmente confusione nel mercato”. Sarebbero anche ambigue le stesse definizioni di ‘plastiche’ e ‘prodotto in plastica monouso’ fornite nel testo; il che porterà a differenti interpretazioni con il rischio di una frammentazione del mercato interno UE. Inoltre, sottolinea PlasticsEurope, alla radice del marine litter ci sono una gestione impropria dei rifiuti, mancanza di consapevolezza e comportamenti sbagliati, che sono indipendenti dal materiale utilizzato.
Per i produttori europei di plastiche, l’iter del provvedimento è stato troppo veloce e non ha fornito tempo sufficiente ai legislatori per una valutazione del ciclo di vita (LCA) delle possibili alternative. Bisognerebbe inoltre limitare il campo di applicazione della direttiva alle categorie di prodotti più problematici, indipendentemente dal polimero utilizzato. "Individuare i materiali specifici, come i contenitori per alimenti e bevande in polistirolo espanso (EPS) è discriminatorio e, nel caso dell'EPS, non è nemmeno supportato dalle prove fornite dal Centro Comune di Ricerca (CCR) della Commissione".
Anche EuPC, che rappresenta i produttori di articoli monouso in plastica, rimarca gli effetti negativi per la salute e l’igiene che potrebbero sorgere abolendo posate e stoviglie monouso. Secondo il direttore dell’associazione, Alexandre Dangis: "Sarebbe decisamente meglio creare un regolamento europeo anti-littering (uguale per tutti i consumatori dell’UE), invece di vietare prodotti che saranno sostituiti da alternative meno rispettose dell'ambiente. Su rischio di interpretazioni diverse, frammentazione del mercato ed effetti negativi per le aziende del settore, soprattutto PMI, concorda con la posizione di PlasticsEurope. Teme inoltre che la Direttiva sui monouso possa entrare in conflitto con la revisione della Direttiva su imballaggi e rifiuti da imballaggio in fase di discussione.
Su possibili sovrapposizioni e conflitti con le direttive su rifiuti e imballaggi è critica anche Europen, associazione europea del packaging. “La Direttiva su imballaggio e rifiuti di imballaggio, con i suoi requisiti armonizzati, dovrebbe rimanere l'unica normativa a disciplinare i requisiti di progettazione e di marcatura applicabili a tutti gli imballaggi - nota Virginia Janssens, direttore di Europen -. Analogamente, la Direttiva quadro sui rifiuti dovrebbe essere l'unico e appropriato testo giuridico per affrontare la responsabilità estesa dei produttori, in linea con i ruoli e le responsabilità definiti a livello nazionale".
E I PRODUTTORI DI BIOPLASTICHE? Una posizione intermedia è stata espressa da European Bioplastics (EUBP), l’associazione europea dei produttori di bioplastiche (nell’accezione più ampia del termine): sostiene pienamente la transizione da un'economia lineare a un'economia circolare, concorda sulla riduzione delle plastiche monouso ove possibile, ma - allo stesso tempo - sottolinea gli aspetti legati ad igiene e sicurezza alimentare. François de Bie, Presidente dell’associazione ricorda che: "Riguardo ad alcuni dei prodotti monouso interessati, come ad esempio piatti e posate, le plastiche biodegradabili certificate offrono un'alternativa organicamente riciclabile”. EUBP ritiene che la decisione del Parlamento di limitare l'uso di posate e piatti monouso non consideri in modo adeguato la realtà del consumo alimentare in Europa: "In alcuni contesti a circuito chiuso (closed-loop), come mense, catering aereo, eventi sportivi e concerti, offrono una soluzione efficiente e indispensabile per garantire la sicurezza e l'igiene di cibi e bevande, assicurando al tempo stesso la raccolta e il riciclo dei rifiuti”. Pieno appoggio, invece, alla decisione di vietare l’utilizzo di articoli prodotti con plastiche oxo-degradabili.
Per quanto concerne la biodegradabilità in ambiente marino - che il Parlamento europeo ha stralciato dalla proposta della Commissione europea - European Bioplastics ritiene che si tratti di una caratteristica interessante. Tuttavia, andrebbe definita chiaramente per quali materiali, prodotti e in quali circostanze questa caratteristica offrpossa offrire un valore aggiunto. Secondo i produttori di bioplastiche, migliorare la gestione dei rifiuti a terra e realizzare infrastrutture efficienti di riciclo meccanico e organico in Europa resta infatti la priorità in termini di lotta contro l'inquinamento marino.
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