29 ottobre 2018 15:10
Sono 250 le aziende, enti pubblici, associazioni e ONG ad aver sottoscritto oggi, durante la Our Ocean Conference di Bali, il New Plastics Economy Global Commitment, impegno per una gestione più circolare dei rifiuti in plastica, partendo dalla prevenzione, lanciato dalla Ellen MacArthur Foundation.
Il mondo dell’industria è rappresentato in larga parte dai colossi del packaging, del food&beverage e della distribuzione, ma non mancano riciclatori e produttori di materie plastiche. Secondo i promotori dell’iniziativa, i firmatari rappresentano circa un quinto di tutti gli imballaggi in plastica a livello globale, tra cui colossi del calibro di Danone, H&M, L’Oréal, Mars, PepsiCo, Coca-Cola e Unilever; produttori di packaging come Amcor; fornitori di plastiche (Borealis, Indorama) e bioplastiche (NatureWorks e Novamont), e aziende che operano nella gestione dei rifiuti come Veolia o il gruppo italiano Hera.
Tra associazioni e altre istituzioni, si leggono le firme di Ceflex, China Plastics Reuse and Recycling Association, EPRO (European Plastics Recycling and Recovery Organisation), Plastics Recyclers Europe (PRE), Università di Pavia, Bocconi e Politecnico di Milano.
Secondo Ellen MacArthur, fondatrice della the Ellen MacArthur Foundation, l’impegno traccia una riga sulla sabbia, con le imprese, i governi e altri soggetti che si uniscono allineandosi ad una visione chiara di ciò di serve per creare un'economia circolare per la plastica.
TARGET AMBIENTALI. Gli obiettivi introdotti nel New Plastics Economy Global Commitment, che saranno rivisti ogni 18 mesi, divenendo via via più ambiziosi, si articolano nei tre pilastri "Eliminate, Innovate, Circulate":
Nellambito di questi tre pilastri, obiettivi più dettagliati sono stati fissati per aziende - suddivise per attività -, governi ed ‘endorser' (associazioni, istituzioni accademiche e finanziarie).
Ai produttori di imballaggi e prodotti imballati, distribuzione e Horeca, viene chiesto di eliminare tutti gli imballaggi di plastica problematici e non indispensabili entro il 2025, e per la stessa data attuare misure per passare dal modello monouso a quello del riuso, rendendo tutti gli imballaggi riutilizzabili, riciclabili o compostabili. Inoltre, di fissare obiettivi ambiziosi per il contenuto di plastiche riciclate all’interno degli imballi.
Ai produttori di materie prime, si chiede di fissare target ambiziosi nel contenuto di resine rigenerate o - nel caso delle bioplastiche - di portare il contenuto di rinnovabili almeno al 75%. Raccoglitori, separatori e riciclatori di rifiuti dovrebbero invece impegnarsi ad aumentare i volumi e la qualità delle plastiche riciclate, fissando anche in questo caso obiettivi ambiziosi rispetto ai livelli attuali; nella gestione dei rifiuti, andrebbe inoltre ridotto il ricorso a discariche e incenerimento a favore del riciclo meccanico e compostaggio.
RISCHIO GREEN WASHING? Quando i programmi ambientali coinvolgono un così grande numero di aziende, inevitabilmente diventano vaghi, aprendo la strada al 'green washing’ soprattutto in un momento come l’attuale, che vede le materie plastiche sul banco degli imputati. Solo il tempo mostrerà se l’impegno preso oggi porterà ad un reale cambiamento di paradigma nel design, nella produzione e nella gestione del fine vita degli imballaggi - oltre che nelle abitudini dei consumatori - o sarà solo uno strumento per fare bella figura con i consumatori.
LA UE INVESTE 300 MILIONI. Alla conferenza di Bali, la Commissione europea ha illustrato una ventina di iniziative finanziate dalla UE per di 300 milioni di euro, tra cui progetti che si prefiggono di combattere l'inquinamento da plastica, migliorare la sostenibilità dell'economia "blu" e sostenere la ricerca e la sorveglianza marittima. Contributo che si aggiunge ai 550 milioni di euro già stanziati l’anno scorso in occasione della conferenza Our Ocean, organizzata dall'Unione europea a Malta.
Cento milioni di euro sono destinati a progetti di ricerca e sviluppo per contrastare l'inquinamento da plastica e 82 milioni andranno ad attività di ricerca marina e marittima, per esempio valutazioni di ecosistemi, mappatura dei fondali e sistemi di acquacoltura innovativi. La nuova azione UE prevede anche un investimento di 18,4 milioni di euro finalizzato a migliorare la sostenibilità dell'economia blu europea, vale a dire quei settori economici che dipendono dall'oceano e dalle sue risorse.
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