29 novembre 2018 07:59
Dopo il triennio nero 2011-2013, a partire dal 2015 l’industria varesina della plastica e gomma ha cambiato passo e innescato un ciclo virtuoso basato su internazionalizzazione, acquisizioni, innovazione di prodotto e processo. Un'inversione di rotta che ha portato rapidamente ad un rafforzamento della competitività, ad una maggiore remunerazione del capitale con creazione di valore e ad un aumento delle risorse per gli investimenti che ora spingono verso una nuova e ulteriore innovazione.
È questo il quadro che emerge dalla ricerca “Il Distretto Varesino della plastica: evidenze dell’ultimo sondaggio e nuove sfide strategiche” svolto da Industry Trends & Benchmarking Analysis di UBI Banca, presentata nei giorni scorsi presso la sede dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese.
“L’indagine condotta da UBI Banca mette in evidenza come le imprese che compongono il distretto varesino della plastica abbiano ottenuto importanti risultati negli ultimi anni consolidando il proprio modello di business in grado di competere sui mercati globali - commenta Luca Gotti, Responsabile della Macro Area Territoriale Bergamo e Lombardia Ovest di UBI Banca -. Le sfide che le imprese devono affrontare riguardano soprattutto i processi di innovazione, digitalizzazione e crescita dimensionale, anche nell’ottica dello sviluppo della sostenibilità".
IL SETTORE. Nella provincia di Varese, operano 407 imprese con 9.900 addetti e 2,2 miliardi di euro di fatturato. Alla fine dell’anno scorso, l’export di prodotti in plastica rappresentava da solo l’11,8% delle vendite all’estero di tutto il comparto.
Le imprese del settore presenti nella provincia di Varese sono anche più grandi rispetto alla media nazionale, con un numero medio di addetti superiore alle 20 unità (contro una media nazionale di 10) e ricavi per impresa di poco inferiori a 6 milioni di euro, contro meno di 4 milioni a livello nazionale. "Positivo il confronto sul lato finanziario, anche nei confronti dei concorrenti europei – si legge nello studio di UBI Banca –. Con un margine operativo lordo (Ebitda) che sfiora il 10%, la marginalità operativa è mediamente in linea con i valori nazionali e superiore ai livelli delle imprese tedesche”.
VOCAZIONE ALL’EXPORT E INTEGRAZIONE VERTICALE. Da un sondaggio qualitativo svolto da UBI Banca su un campione di imprese, emerge che sotto il profilo produttivo l’industria della plastica varesina si connota per una forte vocazione all’export: il 31,4% delle aziende di media dimensione realizzano infatti oltre il 60% del fatturato fuori dai confini nazionali.
Ma la caratteristica che colpisce di più è la marcata verticalizzazione: cresce il numero delle imprese che si stanno integrando a monte e a valle della filiera produttiva, o con nuove installazioni di impianti, o mediante acquisizioni. Le produzioni esternalizzate presso terzi, rispetto al totale degli acquisti di materie prime e semilavorate, nel 2015 era meno del 5% nel 68,1% delle imprese, mentre oggi si arriva fino al 71,4% per le realtà medie e al 76,9% per le piccole.
Sul fronte della competitività, la flessibilità e la diversificazione produttiva sono i punti di forza su cui fanno leva le imprese di maggiori dimensioni: indicano in questi due fattori il loro lato migliore rispettivamente il 71,4% e il 31,4% delle medie aziende. La flessibilità è una qualità che si auto-riconoscono anche le piccole aziende (50% del campione) che però, puntano anche sulla politica di prezzo (42,3%). Ad ostacolare la competitività sono, invece, sia per le medie (40%) sia per le piccole imprese (34,6%) gli oneri amministrativi e burocratici.
E per quanto riguarda le minacce per il futuro? La risposta è unanime: costi di produzione troppo elevati rispetto alla concorrenza, espressa sia dalle imprese più strutturate (65,7%), che da quelle più piccole (38,5%).
GESTIONE E FINANZA. per quanto concerne la gestione delle imprese, dallo studio UBI Banca emerge una diversificazione in base alla tipologie di imprese: in quelle di media dimensione si ricorre sempre più spesso alla figura del manager, che se nel 2015 era presente nel 17% dei casi, oggi raggiunge il 25,7%. Ancora graniticamente in mano alla famiglia, invece, la gestione delle realtà più piccole che si possono appunto definire familiari nel 92,3% dei casi.
L’analisi offre anche un quadro economico-finanziario delle imprese. Tra il 2014 e il 2017 le aziende più strutturate hanno messo a segno un aumento dei ricavi medio del +9% e quelle di minori dimensioni sono state leggermente più dinamiche (+9,2%). La differenza, però, è che nel primo caso si è assistito ad una crescita costante, mentre nel secondo si è oscillato dal +15,1% del 2014, al -10,8% del 2015, al +32,7% del 2016, al -0,8% del 2017.
Sull’equilibrio finanziario, gli analisti di UBI Banca registrano comunque sia per le medie, sia per le piccole imprese una buona marginalità operativa, in recupero rispetto agli anni passati. Positivi anche gli indici di patrimonialità, con indicatori di struttura sostenibili per le medie e con molta liquidità nelle piccole, e il ritorno del capitale, in graduale miglioramento nelle medie imprese e a doppia cifra nelle piccole.
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