30 maggio 2017 07:05
Riccardo Comerio, Presidente dell’Unione Industriali della Provincia di Varese e AD di Comerio Ercole (società specializzata nella costruttore di estrusori, mescolatori e calandre per la lavorazione di materie plastiche e gomma) ha tenuto ieri la sua relazione all’Assemblea annuale dell’associazione confindustriale.
CENTRALITÀ DELLE IMPRESE. Nel suo intervento, Comerio ha sottolineato la centralità dell’impresa nello sviluppo economico di un paese che arriva stanco dopo anni di crisi. “L’impresa - ha dichiarato - è il vero motore dello sviluppo di un Paese. Non solo perché senza di essa non c’è lavoro, ma anche perché rappresenta il nodo tra il mondo della ricerca e l’applicazione dei risultati nella vita di tutti i giorni”. Per poi aggiungere: “L’impresa genera ricchezza economica e di conoscenza, cambiando così le condizioni di vita delle persone e della società”. Ecco perché, secondo il Presidente degli industriali del Varesotto, “senza impresa è impossibile affrontare la modernità”.
Affinché il tessuto imprenditoriale possa ricoprire queso ruolo, restando protagonista della crescita economica e sociale dell’Italia e del territorio varesino occorre prima di tutto “un contesto che garantisca la tenuta delle regole nel tempo e che agevoli la volontà di provare ad essere imprenditori”. “Abbiamo bisogno di una tregua legislativa - sottolinea il Presidente degli industriali varesini -. In uno scenario di ripresa economica mondiale, è molto preoccupante constatare che l’Italia è chiamata a fare i conti con un taglio del Bilancio pubblico per 30 miliardi di euro nel triennio 2017-2020”. Su questo tema il giudizio è pesante: per Comerio siamo di fronte ad “una manovra aggiuntiva che possiamo considerare, almeno in parte, una tassa sull’incertezza”. Quello di cui le imprese avrebbero meno bisogno: “I parametri che ci vedono in difficoltà nel debito rapportato al Pil si migliorano non solo tagliando il numeratore, ma anche agendo sul denominatore, rimettendo in moto la crescita”.
RILANCIARE L’EUROPA. In tema di Europa, Comerio difende la scelta di restare nell’Unione: “Continuiamo a credere che l’Europa e la moneta unica siano state e potranno ancora essere una soluzione. Non dobbiamo farle diventare un problema”. Serve anzi un passo avanti: “Dobbiamo cercare unità e forza in questo nostro stare in Europa, soprattutto ora in uno scenario in cui aumentano, anziché attenuarsi, le tensioni internazionali”. Dottrina dell’America First, il nuovo ruolo della Russia, le crisi regionali in Turchia, Corea, Ucraina, Venezuela: “In questo nuovo panorama che si va disegnando può vincere solo l’unione e non la divaricazione”.
SERVE UNA POLITICA ECONOMICA. Un’Europa più unita dal punto di vista fiscale, commerciale, politico-internazionale, ma non solo. Alle imprese serve anche un Paese che sappia “mettere in primo piano una politica economica che spesso appare invece secondaria”, o peggio “dimenticata, rispetto ad altri temi pur importanti della vita pubblica”. Sia a livello nazionale (con le “ideologie che continuano a prevalere sul pragmatismo”, con “gli effetti della tanto decantata riforma della pubblica amministrazione che non si vedono”, con “gli oneri fiscali e amministrativi che ancora pesano sulla competitività”); sia a livello locale, dove persistono i ritardi nella realizzazione di infrastrutture chiave come il collegamento del nuovo tunnel del Gottardo con Malpensa.
BENE INDUSTRIA 4.0. Di fronte a queste lacune, però, Comerio dà atto che qualcosa nell’ultimo anno si sia mosso grazie al Piano Nazionale Industria 4.0: “Con il ‘Piano Calenda’ è stato fatto un importante passo in avanti in termini di Politica Industriale. Dopo decenni abbiamo visto una pianificazione ed apprezzato un documento che parla la lingua della concretezza”. Soprattutto, “un documento che mostra il coraggio di scegliere, sapendo che le risorse vanno indirizzate verso le imprese. Almeno per una volta abbiamo evitato la loro dispersione”.
INTERVENTO DI BOCCIA. All’Assemblea dell’Unione Industriali della Provincia di Varese è interventuo anche il Presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia: "Senza industria non c’è Italia, siamo la pietra angolare dell’arco sul quale si reggono le sorti di questo Paese”, ha esordito. “Se vogliamo, come vogliamo, un’Europa forte dobbiamo non solo pianificare, ma anche agire. Dobbiamo porre al centro la questione bancaria e il terzo pilastro: la messa in sicurezza dei depositi”. Serve “un’Italia non periferia d’Europa, ma un’Italia centrale nello scacchiere Mediterraneo”.
In questo scenario, il protezionismo è perdente: “Mentre Trump inneggia all’America First, la confindustria americana ha siglato con noi un documento a favore del libero scambio, perché il mondo produttivo americano sa che la prosperità sta in un commercio internazionale libero. I mercati di nicchia sono mercati mondiali e i mercati di nicchia sono i nostri mercati”.
A patto che ci sia capacità di programmazione. “Pensare di far cadere un governo sulla questione dei voucher che rappresentano lo 0,3% del monte salari nazionale la dice lunga su quale idea di futuro abbiano certe forze politiche”, ha dichiarato Boccia, che poi ha concluso: “Bisogna costruire un grande futuro partendo dall’inclusione dei giovani nelle nostre industrie: azzeriamo quindi il cuneo fiscale per i primi tre anni per ogni ragazzo assunto nelle nostre imprese”.
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