28 gennaio 2020 09:24
Secondo un recente studio di mercato elaborato dalla società di consulenza tedesca nova-Institute ( “Bio-based Building Blocks and Polymers – Global Capacities, Production and Trends 2019-2024”), la produzione di polimeri biobased a livello mondiale si è attestata l’anno scorso a 3,8 milioni di tonnellate (a fronte di una capacità installata di 4,3 milioni di tonnellate), pari a circa l’1% di quella di plastiche di origine fossile, in crescita del +3% rispetto ai livelli del 2018.
Le stime indicano che i volumi possano crescere, da qui al 2024, con un tasso medio annuo del 3% fino a raggiungere, tra cinque anni, una capacità intorno a 4,9 milioni di tonnellate. Il maggior tasso di crescita dei polimeri biobased (non necessariamente biodegradabili, che rappresentano poco più della metà del totale) sarà registrato nei prossimi cinque anni da resine epossidiche, polipropilene e PHA, ma incrementi di capacità sono attesi anche per poliammidi, polietilene e acido polilattico.
L’incremento di capacità dal 2018 al 2019 - notano gli analisti di nova-Institute - è imputabile principalmente all’espansione della produzione europea di co-poliesteri (PBAT) e compound a base amidacea, e di quella di resine epossidiche a livello mondiale. Inoltre, l’anno scorso sono state avviate nuove capacità di succinati e copolimeri di polibutilene (PBS), polietilene (PE) e polipropilene (PP) biobased, quest’ultimo disponibile per la prima vola su scala commerciale.
In termini geografici, l'Asia si conferma il principale produttore di polimeri da biomasse con il 45% del totale, seguito da Europa con il 26%, Nord America con il 18% e Sud America con il 10%.
Per quanto concerne le materie prime utilizzate per la produzione di bioplastiche biobased, i ricercatori tedeschi indicano in 5 milioni di tonnellate il volume di biomasse necessarie per ottenere le 3,6 milioni di tonnellate di polimeri prodotte l’anno scorso, per il 46% sottoprodotti biogenici, in particolare glicerolo ottenuto come sottoprodotto della produzione di biodiesel, utilizzato principalmente per la produzione di resina epossidica passando da epicloroidrina. Il 37% della biomassa era costituita da amido e zuccheri, l'8% da cellulosa (principalmente per acetato di cellulosa) e il 9% da oli vegetali commestibili e non commestibili, come l'olio di ricino.
Il report completo redatto da nova-Institut, con l’analisi di 18 building-block biobased e 17 biopolimeri, può essere acquistato da al prezzo di 3.000 euro. Per informazioni clicca qui.
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