26 gennaio 2022 10:53
Una lista di imballaggi e accessori monouso in plastica "problematici e non necessari" è stata pubblicata ieri da U.S. Plastics Pact, il programma volontario adottato due anni fa da alcune grandi aziende statunitensi - marchi e produttori di imballaggi -, insieme con ONG e autorità governative nell'ambito del Plastics Pact Network lanciato dalla Ellen MacArthur Foundation al fine di favorire la transizione del settore verso l'economia circolare.
Nella lista di proscrizione ci sono undici tra articoli e materiali individuati nell'ambito del packaging (esclusi quindi altri usi, come quelli medicali o non associati all'imballaggio), che andrebbero eliminati entro il 2025: tutte le posate fornite insieme alle confezioni, quando non riutilizzabili, riciclabili o compostabili; sostanze PFAS aggiunte intenzionalmente; pigmenti non rilevabili come il carbon black; flaconi in PET opaco o colorato (qualsiasi colore diverso dal blu o verde trasparente); additivi oxo-degradabili e oxo-biodegradabili; imballaggi rigidi in PETG; etichette 'problematiche', ad esempio contenenti adesivi, inchiostri o materiali (PETG, PVC, PLA, carta) che rendono difficile il riciclo secondo l'APR Design Guide; tutti gli imballaggi in polistirene (compreso l'EPS) e in PVC o PVDC; agitatori e cannucce, anche in questo forniti insieme all'imballaggio, qualora non riutilizzabili, riciclabili o compostabili.
Nel documento (consultabile QUI) vengono anche indicati i criteri seguiti per compilare la lista.
Come prevedibile, l'annuncio è stato duramente criticato dall'industria delle plastiche statunitense. Contro la lista hanno preso posizione sia l'associazione di filiera The Plastics Industry Association (Plastics), sia i vertici dell'American Chemistry Council (ACC), in rappresentanza dell'industria chimica nordamericana, che accoglie tra le sue fila anche i produttori di materie plastiche.
ACC sottolinea, nell'approccio adottato dall'U.S. Plastics Pact, l'assenza di trasparenza, imparzialità e di basi scientifiche, adombrando il sospetto che il processo con cui sono stati identificati i packaging problematici e non necessari sia prettamente ideologico, dando così origine a risultati predeterminati e fuorvianti.
Secondo l'American Chemistry Council, la messa al bando dei prodotti contenuti nell'elenco ostacolerà l'accelerazione verso un'economia circolare, rallenterà il progresso verso un futuro a basse emissioni di carbonio e ridurrà la capacità di utilizzare maggiori quantità di materiale riciclato negli imballaggi di plastica. Le raccomandazioni comporteranno inoltre un maggiore spreco alimentare e favoriranno materiali alternativi alla plastica con un'impronta di carbonio più elevata.
ACC ricorda anche che i produttori americani di materie plastiche sono stati tra i primi, nel 2018, a fissare obiettivi di circolarità ambiziosi e lungimiranti per il riutilizzo, il riciclo o il recupero degli imballaggi in plastica, chiedendo che questi includano almeno il 30% di plastica riciclata entro il 2030.
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