25 gennaio 2024 10:44
Pubblichiamo integralmente la nota "Decisioni forti su basi deboli" inviataci da ProFood, il Gruppo Produttori Imballaggi per alimenti freschi operante nell'ambito di Unionplast (Federazione Gomma Plastica).
La critica riguarda, in particolare, la posizione presa da Consiglio dell’Unione Europea in merito al divieto di utilizzo di alcuni imballaggi.
E’ confermato: la valutazione d’impatto su cui si fonda il PPWR è lacunosa, incoerente e fondata su pregiudizi ed assunzioni non dimostrate.
Il 18 dicembre 2023 il Consiglio dell’Unione Europea ha definito la propria proposta di regolamento su imballaggi e rifiuti da imballaggio (PPWR), destinata a confrontarsi con quella approvata invece dal Parlamento in assemblea plenaria il 22 novembre scorso. Le sostanziali discrepanze fra le due proposte confermano come la costruzione di questo provvedimento -negli intenti di chi l’ha proposto epocale per la sostenibilità degli imballaggi- sia instabile.
Questa instabilità è già nelle basi della proposta, ovvero nella valutazione di impatto preliminare, sottoposta a numerose osservazioni e critiche, provenienti anche da enti ed autorità interne allo stesso sistema legislativo europeo.
Il comitato scientifico di ProFood ha a sua volta sottoposto ad una analisi metodologica complessiva la valutazione di impatto alla base del PPWR (documento completo scaricabile in allegato).
L’ analisi evidenzia numerosi limiti e carenze della valutazione di impatto, in quanto:
La valutazione d’impatto stima benefici ambientali ottenibili pari a meno dell’1% delle emissioni europee annue di CO2; un risultato irrisorio ma anche sovrastimato, in quanto non considera minimamente l’impatto ambientale causato dall’aumento di spreco alimentare: più studi dimostrano che il “food waste” dovuto al mancato utilizzo del packaging genera emissioni di CO2 5 volte maggiori di quelle relative a produzione ed utilizzo del packaging stesso (leggi QUI).
La valutazione non considera nemmeno, in termini di sostenibilità sociale ed economica, i potenziali rischi igienici e di sicurezza del consumatore legati all’eliminazione di imballaggi monouso per cibi e bevande.
Questa valutazione d’impatto non utilizza metodologie solide che garantiscano trasparenza dei calcoli e confrontabilità dei risultati e che si basino sull’approccio integrato del ciclo di vita, quali LCA (life cycle assessment), LCC (life cycle costing) e S-LCA (social life cycle assessment): questi tre strumenti consentirebbero invece efficaci analisi “parallele” della sostenibilità ambientale, economica e sociale.
Il Comitato Tecnico di ProFood ha poi analizzato nel dettaglio la Misura 7 (M7) della valutazione d’impatto sull’eliminazione dei cosiddetti imballaggi non necessari, presupposto e motivazione degli articoli 22 (e del relativo allegato V) e 26 del PPWR, e il suo rapporto con la versione di PPWR proposta dal Consiglio dell’Unione Europea.
Le restrizioni all’uso di specifici imballaggi in plastica per alimenti nei settori ortofrutta e horeca, che la versione del Consiglio propone, non trovano reali giustificazioni né nella valutazione d’impatto, né nell’introduzione o nei “consideranda” di apertura della proposta, né tantomeno nella “neutralità di materiale” affermata dall’articolo 2 del PPWR.
La valutazione non definisce l’imballaggio “non necessario/evitabile”, né prova il fatto che l’aumento degli imballaggi e dei rifiuti da imballaggio sia imputabile solo/soprattutto agli imballaggi monouso plastici: l’applicazione della limitazione ai soli imballaggi in plastica si fonda su di un preconcetto verso tali imballaggi, e contrasta il principio espresso dall’articolo 2 della proposta.
La valutazione trascura il fatto che –secondo uno studio della stessa Eunomia- dal 1999 al 2015 i prodotti da mettere al bando sono stati i più virtuosi in termini di riduzione del materiale utilizzato per produrli, e quindi dei relativi rifiuti generati, a parità di caratteristiche funzionali: bicchieri e contenitori in plastica vedono ridotto il loro peso medio del 35% (contro il 10% di quelli in carta) e i vassoi in plastica del 40% (contro circa il 13% di quelli in fibra di cellulosa e carta).
Nella valutazione di questi imballaggi in plastica, inoltre, nessun valore è stato dato alla loro riciclabilità, con reimpiego diretto ed immediato del riciclato post consumo (a differenza di quelli in carta e cartoncino, per cui ciò non è possibile): già oggi molti imballaggi primari per ortofrutta contengono plastica riciclata per il 70% del loro peso, quindi ben oltre gli obiettivi previsti per il 2040 da altra parte dello stesso PPWR.
Anche la valutazione degli impatti economici previsti suscita molti dubbi: non è chiaro con quali strumenti siano state fatte le valutazioni e quale sia il loro livello di incertezza: di certo, una perdita di fatturato di 15.380 mln Euro e di 133.000 posti di lavoro per le aziende colpite dalle limitazioni e dai bandi (spesso PMA) non è cosa da poco.
Per tutti questi motivi ProFood auspica che i prossimi passaggi legislativi tengano conto della debolezza oggettiva delle fondamenta su cui si basa il PPWR, e siano fatti all’insegna della ragionevolezza e supportati da dati obiettivi e scevri da preconcetti ideologici: questo tema è troppo importante per gli impatti e le conseguenze che può generare per trasformarsi in una frettolosa decisione politico-elettorale.
a cura di:
Pro Food
Gruppo Produttori Imballaggi per alimenti freschi
c/o Federazione Gomma Plastica - Unionplast.
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