28 ottobre 2024 13:08
Tanta carne al fuoco all'Assemblea di Federchimica, tenutasi questa mattina a Milano. Merito anche dello studio “L’industria Chimica come Competenza abilitante per il Made In Italy e per lo Sviluppo Sostenibile” (leggi articolo), realizzato da The European House Ambrosetti e presentato in apertura da Valerio De Molli, che ha fornito al Presidente di Federchimica Francesco Buzzella numerosi spunti da portare all'attenzione dell'Assemblea.
Partiamo dal mercato. L'industria chimica europea non sta vivendo tempi felici e le notizie di chiusure di impianti sono sempre più frequenti. In Italia, la produzione è stagnante, dopo due anni consecutivi di contrazione (-4,1% nel 2022 e -6,7% nel 2023). Per il 2024 si prevede un modesto +0,5%, in larga parte grazie al ciclo scorte, mentre per una timida ripresa (+1,5%) bisognerà aspettare, forse, il 2025.
“La chimica vive in anticipo e in modo amplificato il nuovo scenario di 'policrisi' che interessa tutta l'industria, italiana ed europea, e che impatta prepotentemente sulle imprese in termini di costi dell'energia e del trasporto internazionale, accesso ai mercati di approvvigionamento e di esportazione, difficoltà di programmazione della produzione e degli investimenti - ha spiegato Buzzella -. Paghiamo un prezzo carissimo, quello di una normativa che favorisce il primato ecologico dell’Europa a dispetto della competitività industriale, in un mercato che premierà invece altri Paesi, meno virtuosi sotto il profilo ambientale". Detto più chiaramente: "Competiamo su un terreno di gioco ineguale: noi concentrati nel ridurre le emissioni, loro per crescere ed essere sovrani dal punto di vista energetico ed industriale".
Secondo il Presidente di Federchimica (nella foto), la vera sfida è rendere la transizione ecologica sostenibile anche socialmente ed economicamente, senza rinunciare ai traguardi raggiunti in materia di qualità della vita.
Per far questo occorre rivedere tempi e modalità di attuazione del Green Deal, con particolare attenzione ai costi dell’energia: “perché la neutralità tecnologica va ricercata includendo tecnologie molteplici – ha ricordato Buzzella - e individuando così le soluzioni migliori in funzione delle innumerevoli esigenze applicative, anche in relazione alle specificità dei singoli Paesi. Altrimenti, l’Europa rischia di impoverirsi al punto di non avere più le risorse da investire nelle tecnologie del futuro”. "L’impoverimento delle classi meno agiate, ma sempre più anche della classe media europea, è legato a doppio filo ai costi di una transizione troppo veloce - ha aggiunto -. Il risultato è che mentre nel resto del mondo le classi povere stanno diventando middle class, da noi la classe media sta diventando povera".
Oltre ad essere soggetta a costi energetici insostenibili (in Italia "abnormi e non competitivi"), la chimica è sottoposta a un vero e proprio tsunami normativo, come ha ricordato Buzzella: "dal 2019 a oggi, l'Unione Europea ha emanato circa 13.500 atti legislativi, mentre negli Stati Uniti, nello stesso periodo, ne sono stati introdotti 3.500".
Un sistema normativo europeo che ha finito per frenare le nuove tecnologie invece che promuoverle. Tra gli esempi concreti citati dal Presidente di Federchimica, la necessità di un rapido riconoscimento a livello europeo dell'approccio mass-balance per far partire il riciclo chimico in Europa.
"Concentrata sulla disciplina di bilancio e sul cambiamento climatico, l'Europa non solo ha trascurato l’importanza della manifattura, ma vive l’industria più energivora come un fastidio da ridimensionare", ha dichiarato.
Senza chimica non c’è Industria - ha poi affermato Buzzella -: i prodotti chimici sono componenti essenziali del 95% dei manufatti, di uso quotidiano o in applicazioni strategiche quali le batterie o i pannelli solari. "Deve essere altrettanto chiaro che la transizione ecologica richiederà non meno ma più chimica: la mobilità sostenibile ne comporta almeno il 30% in più, ma lo stesso discorso vale per tutti gli altri ambiti dall’agroalimentare all’edilizia".
Secondo Federchimica, la transizione ecologica della chimica necessita sia di investimenti in tecnologie breakthrough, quali riciclo chimico, fonti rinnovabili e biotecnologie, idrogeno rinnovabile ed elettrochimica, recupero e riutilizzo della CO2, sia di investimenti in ambiti di innovazione continuativa, in primo luogo efficienza energetica, eco-progettazione dei prodotti, sostenibilità ambientale e digitalizzazione.
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