29 ottobre 2024 11:28
Non viene dal Governo, ma da Federchimica, un piano di politica industriale per la chimica italiana, presentato ieri all'Assemblea dell'associazione dal presidente Francesco Buzzella (leggi articolo).
È basato sul rapporto “L’industria Chimica come Competenza abilitante per il Made In Italy e per lo Sviluppo Sostenibile” (una sintesi è scaricabile in allegato) elaborato da The European House Ambrosetti (TEHA), frutto della collaborazione tra la Federazione, Unionchimica e i tre principali sindacati dei lavoratori chimici.
Per capire il senso del piano, bisogna partire dalle conclusioni: secondo i redattori del report, senza gli investimenti necessari ad abilitare la transizione ecologica - pari a circa 20 miliardi di euro -, il valore aggiunto del manifatturiero in Italia potrebbe perdere nei prossimi anni 42 miliardi di euro, riportandosi sui livelli del 2000. Viceversa, l'attuazione del programma, grazie agli aumenti di produttività, sarebbe in grado di abilitare fino a 22,2 miliardi di valore aggiunto per l'industria chimica italiana e 33,3 miliardi a livello di manifatturiero, con la prospettiva di generare oltre 19.000 nuovi posti di lavoro solo nell’industria chimica.
C'è poi una doverosa premessa, sottolineata nello studio: l'industria chimica è una competenza abilitante per tutto il Made in Italy; i prodotti chimici sono presenti nel 95% di tutti i manufatti di uso quotidiano e l’industria chimica ha un moltiplicatore tra i più elevati, pari a 3,32; ciò significa che per ogni 100 euro aggiuntivi generati dall’industria della chimica in Italia si generano ulteriori 232 euro nella filiera allargata (206 per impatto indiretto e 26 indotto).
In sintesi, il piano presentato da Federchimica, Unionchimica e sindacati si basa su cinque grandi temi:
Nello studio Ambrosetti c'è anche un capitolo dedicato a infrastrutture e logistica, dove si suggerisce di aumentare gli investimenti relativi al trasporto ferroviario ed intermodale con l’obiettivo di efficientare la logistica dell’industria in generale e, di conseguenza, accrescere la sostenibilità dei trasporti collegati all’industria chimica per raggiungere gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni di CO2.
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