Mossi&Ghisolfi avvia i lavori per la costruzione di una bioraffineria di seconda generazione.
13 aprile 2011 06:44
A Crescentino, in provincia di Vercelli, il gruppo chimico italiano Mossi&Ghisolfi ha iniziato i lavori di costruzione di una bioraffineria di seconda generazione, la prima al mondo capace di produrre bioetanolo da biomasse cellulosiche, partendo quindi da materie vegetali non concorrenti con il consumo alimentare.
Biocarburanti e intermedi chimici. L'etanolo da fonti rinnovabili sarà destinato prevalentemente ai biocarburanti, ma in prospettiva potrebbe essere anche utilizzato come feedstock per la sintesi di prodotti chimici, ad esempio sostituire l'etilene nella sintesi di olefine e glicoli per il settore delle materie plastiche, a partire dal PET, di cui il gruppo è oggi uno dei principali produttori mondiali. " L’avvio dei lavori per la costruzione dell’impianto rappresenta per noi un importante traguardo e, allo stesso tempo, un nuovo inizio: si concretizza oggi un progetto in cui abbiamo fortemente creduto e che consegna al nostro Gruppo e al Paese la leadership tecnologica nel settore dei biocarburanti di nuova generazione e della biochimica - ha commentato Vittorio Ghisolfi, Presidente del Gruppo M&G - Il progetto dimostra che il bioetanolo cellulosico può essere prodotto in modo sostenibile per l'ambiente e per l'industria. Ma la ricerca non si ferma qui: stiamo valutando sostituti bio-based per una serie di altri prodotti petrolchimici e intermedi chimici".
Seconda generazione. Il bioetanolo di seconda generazione verrà prodotto a partire dalla comune canna di fosso (Arundo Donax) e da biomasse ligno-cellulosiche, ampiamente disponibili nel territorio in 'filiera corta'. La messa a punto del processo PRO.E.SA ha richiesto oltre 5 anni di studi e investimenti per 120 milioni di euro presso i laboratori di Chemtex – società di ingegneria del Gruppo Mossi&Ghisolfi - nell'ambito di un programma di ricerca sviluppato in collaborazione con Enea e il Politecnico di Torino.
Chimica ed energia. Partner nel progetto è anche la statunitense Novozymes, che ha sviluppato e fornirà all'impianto vercellese gli enzimi necessari a trasformare la cellulosa presente nelle biomasse in zuccheri che, attraverso un processo di fermentazione, danno poi origine all'etanolo. La lignina, sottoprodotto del processo per la sintesi di bioetanolo, sarà utilizzata in una vicina centrale per produrre l'energia elettrica necessaria all'impianto, e il surplus sarà reimmesso sulla rete elettrica nazionale.
Senza incentivi. L'impianto IBP (Italian Bio Products) entrerà in funzione nel corso del prossimo anno e, a regime, potrà produrre fino a 40mila tonnellate annue di bioetanolo, con costi – assicura il gruppo alessandrino – competitivi rispetto a quelli dei carburanti petroliferi, con prezzi medi del greggio tra i 60 e i 70 dollari al barile, senza la necessità di incentivi statali.
L’Unione Europea chiede che entro il 2020 almeno il 10% dei combustibili per autotrazione provenga da fonti rinnovabili. Un mercato che, solo in Italia, significa non meno di 1,5 milioni di tonnellate di bioetanolo. Secondo la società alessandrina, la tecnologia PRO.E.SA è già in grado di soddisfare questa esigenza: "Sarebbe sufficiente coltivare con Arundo Donax il solo 3% dei terreni abbandonati in Italia per centrare il traguardo del 2020".
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