Fiat presenta il piano per lo stabilimento torinese e annuncia l'uscita da Confindustria.
3 ottobre 2011 10:53
Per il rilancio dello stabilimento torinese di Mirafiori ,Fiat punta su un SUV marchiato Jeep, brand entrato nel gruppo con l'acquisizione di Chrysler Group. L’installazione degli impianti produttivi inizierà l'anno prossimo, mentre l'avvio della produzione del primo modello è previsto nella seconda metà del 2013. Confermata anche la produzione a Torino dell’Alfa Romeo Mito, incluse nuove versioni e aggiornamenti. Sempre a partire dal 2013 sarà prodotto nello stabilimento FMA di Pratola Serra (AV) un nuovo motore benzina turbo ad iniezione diretta per il marchio Alfa Romeo.
Sergio Marchionne, Amministratore Delegato di Fiat e Chrysler Group, definisce la decisione: "un passo importante nei nostri piani di rinnovo del sistema produttivo in Italia collegato all’andamento dei mercati e all’ampliamento della rete distributiva resa possibile dall’integrazione con il Gruppo Chrysler. Questa architettura avanzata ci permetterà di disporre delle più aggiornate piattaforme per lo sviluppo dei nostri marchi e, ancora più importante, di beneficiare a pieno della completa offerta di motori e trasmissioni di Fiat e Chrysler”.
Addio a Confinustria nel 2012. Marchionne conferma anche l'uscita da Confindustria di Fiat (auto) e Fiat Industrial (veicoli industriali e macchine agricole) con decorrenza 1 gennaio 2012. Lo ha comunicato il manager in una lettera inviata a Emma Marcegaglia, dove si motiva la decisione con il cambiamento degli scenari, in seguito alla firma dell'accordo interconfederale del 28 giugno e all’approvazione, da parte del Parlamento dell’Articolo 8.
"Fiat fin dal primo momento ha dichiarato a Governo, Confindustria e Organizzazioni sindacali il pieno apprezzamento per i due provvedimenti che avrebbero risolto molti punti nodali nei rapporti sindacali garantendo le certezze necessarie per lo sviluppo economico del nostro Paese - si legge nella lettera - Questo nuovo quadro di riferimento, in un momento di particolare difficoltà dell’economia mondiale, avrebbe permesso a tutte le imprese italiane di affrontare la competizione internazionale in condizioni meno sfavorevoli rispetto a quelle dei concorrenti". "Ma - aggiunge più avanti Marchionne - con la firma dell’accordo interconfederale del 21 settembre è iniziato un acceso dibattito che, con prese di posizione contraddittorie e addirittura con dichiarazioni di volontà di evitare l’applicazione degli accordi nella prassi quotidiana, ha fortemente ridimensionato le aspettative sull’efficacia dell’Articolo 8. Si rischia quindi di snaturare l’impianto previsto dalla nuova legge e di limitare fortemente la flessibilità gestionale".
"Fiat, che è impegnata nella costruzione di un grande gruppo internazionale con 181 stabilimenti in 30 paesi, non può permettersi di operare in Italia in un quadro di incertezze che la allontanano dalle condizioni esistenti in tutto il mondo industrializzato".
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