Messi a punto dall'azienda vicentina nuovi gradi per la produzione di film da imballaggio.
24 gennaio 2012 08:41
La API di Mussolente è conosciuta soprattutto per i compound a base di TPE e TPU rivolti ad applicazioni tecniche, ma da qualche anno ha fatto il suo ingresso anche nel mondo delle bioplastiche con la famiglia Apinat. Dopo aver messo a punto formulazioni per stampaggio ad iniezione ed estrusione di tubi e profili, proponendo al mercato gradi morbidi e rigidi, la società ha annunciato lo sviluppo di nuove formulazioni specifiche per la produzione di film per imballaggio mediante estrusione in bolla e calandratura.
Pochi i dettagli. L'azienda vicentina è avara di dettagli sui nuovi gradi, nonostante le nostre richieste di maggiori informazioni sulla natura del materiale: sappiamo solo che si tratta di formulazioni sia biobased che da fonte fossile, prodotte internamente, con le quali si possono estrudere film adatti alla realizzazione di buste in plastica biodegradabili in condizioni di compostaggio controllate, conformi alla normativa europea EN13432 ed alle disposizioni italiane.
Con cautela sul mercato. Lorenzo Brunetti, direttore commerciale e vice presidente di API, commenta: "Siamo entrati nel settore delle bioplastiche con la cautela e la serietà che contraddistinguono il nostro stile e per il rispetto che un argomento come la sostenibilità ambientale impone a tutti gli attori che operano in questo settore. Ritengo importante un'azione coesa di tutte le aziende e delle associazioni che le rappresentano, degli enti locali e del legislatore, per far crescere un settore nel quale l'Italia rappresenta un apripista d'eccellenza. La storia delle bioplastiche è un lungo libro del quale si è appena abbozzata l'introduzione. In API siamo certi che nel futuro delle materie plastiche i materiali bio si ritaglieranno un ruolo molto importante."
Più tenaci e sottili. La società sottolinea alcune caratteristiche dei nuovi compound Apinat, a cominciare dalla tenacità, che renderebbe il sacchetto sufficientemente resistente, anche nel trasporto di articoli che presentano spigoli che possono lacerare il film, uno dei principali problemi che affliggono i bioshopper. Inoltre, i sacchetti non presenterebbero odori sgradevoli. Potendo essere prodotti in spessori ridotti, avrebbero dalla loro anche un minor consumo di materie prime e una più rapida biodegradazione.
Nuovi investimenti. La società vicentina ha recentemente completato un porgramma di investimenti in infrastrutture e capacità produttive, con l'aggiunta di un nuovo impianto per poliuretani termoplastici (TPU), uno per elastomeri termoplastici (TPE) e una terza linea dedicata alle bioplastiche Apinat, che ha incrememtato del 15% la produzione.
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